Nuovo sciopero di 2 ore stamattina dalle ore 8 alle 10 all’Ancora di Sassuolo, azienda di macchine per ceramica con circa 100 addetti, dove da alcuni giorni Fiom Cgil e lavoratori sono impegnati in una vertenza contro gli esuberi imposti. Allo sciopero di questa mattina, rende noto il sindacato, l’adesione è stata del 100% fra gli addetti alla produzione, così come già durante la mobilitazione dello scorso 25 febbraio.

Al termine del presidio, denuncia la Fiom, "i lavoratori sono rientrati in azienda e stranamente hanno constato che i macchinari, che dovevano essere spediti per l’estero, non c’erano più. Ciò significa che sono stati spostati durante la notte. Ma durante la notte non c’è nessuno in servizio, e dunque chi ha spostato i macchinari nottetempo?". “Siamo molto stupiti di quanto accaduto, non vorremmo trovarci di fronte ad un nuovo caso Firem – dice Massimiliano Grazioso della Fiom Cgil di Modena – lo spostamento dei macchinari non è giustificato in alcun modo, visto che, per senso di responsabilità, avevamo fissato in sole 2 ore lo sciopero di stamattina proprio per permettere la regolare consegna della commessa”.

“Chiediamo all’amministratore delegato di Siti B&T Fabio Tarozzi, che ha recentemente acquisito Ancora, se intende instaurare relazioni sindacali in stile Firem dove, per aggirare gli effetti della trattativa sindacale, si sono spostati macchinari e materiali durante la notte – aggiunge Cesare Pizzolla segretario Fiom Cgil Modena – oppure confermare i rapporti sindacali come nella migliore tradizione di Siti B&T, basati sul reciproco rispetto dei ruoli”. “I fatti di oggi non agevolano la trattativa, già di per sé difficile – conclude Pizzolla – e perciò diventa indispensabile che al tavolo di trattativa ci sia anche il socio di maggioranza di Ancora, e in quella sede dia risposta alle richieste di lavoratori e sindacato”.

Dopo l’ultimo rinvio, la Provincia di Modena ha infatti convocato per un nuovo incontro sindacati, azienda e Confindustria martedì 3 marzo alle ore 17.
La Fiom/Cgil ribadisce la richiesta di ridurre al minimo i 19 esuberi dichiarati dall’azienda e di gestirli prioritariamente con ammortizzatori sociali e mobilità volontaria incentivata, criterio quest’ultimo che però l’azienda ha finora rifiutato, cercando di imporre licenziamenti mirati.