La legge di stabilità del governo Renzi piace a pochi. Dopo la bocciatura della Cgil, arriva oggi, 3 novembre, anche quella della Corte dei conti. La scelta di politica economica del governo "utilizza al massimo gli spazi di flessibilità disponibili riducendo esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici e lascia sullo sfondo nodi irrisolti (clausole, contratti pubblici, pensioni) e questioni importanti (quali un definitivo riassetto del sistema di finanziamento delle autonomie territoriali)". Sono queste le parole usate dal presidente della Corte Raffaele Squitieri, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Senato e Camera.

Ieri Susanna Camusso e Danilo Barbi avevano espresso i propri dubbi in audizione davanti alle commissioni, parlando di tagli pesanti che non portavano ad una vera svolta e che sarebbero ricaduti sui cittadini. La Corte dei conti pare sulla stessa linea. "Anche nel triennio 2016-18 il concorso delle amministrazioni locali agli obiettivi di finanza pubblica risulta particolarmente rilevante", afferma Squitieri, evidenziando che le riduzioni più consistenti sono quelle previste per le Regioni. L' onere dell'aggiustamento di bilancio, aggiunge graverà "prevalentemente sulle amministrazioni locali, con ripercussioni negative sulla qualità dei servizi".

Sulla Legge di stabilità, però, pesano anche coperture temporanee e il rinvio delle clausole di salvaguardia. Squitieri afferma: "L' allentamento della correzione di bilancio secondo il governo non pregiudicherebbe un rientro del disavanzo di dimensioni  significative con un indebitamento che a fine 2016 risulterebbe comunque più vicino al 2 che al 3 per cento. Un contenimento che consentirebbe una messa in sicurezza dei conti rispetto all'originale parametro di Maastricht e rappresenterebbe un elemento rassicurante per i mercati. Un risultato che trova conferma anche nelle previsioni di finanza pubblica dei centri di  ricerca ma che sconta il carattere temporaneo di alcune coperture e il permanere di clausole di salvaguardia rinviate al futuro".

Secondo la Corte dei Conti, invece, il governo avrebbe dovuto inserire nella legge interventi "sulle aliquote Iva agevolate o sulla stessa struttura della aliquote Iva". "Nonostante la riduzione della spesa già scontata nel tendenziale sia impegnativa – infatti -, le condizioni economiche avrebbero potuto consigliare l'adozione di interventi sulla spesa fiscale, riguardanti ad esempio un articolato intervento sulle aliquote Iva agevolate o sulla stessa struttura della aliquote Iva, eventualmente attutiti (ma non annullati) con misure di sgravio", ha concluso Squitieri.