Tornano a sedersi intorno ad un tavolo i rappresentanti di Almaviva Contact, la più grande società di call center di Palermo e della Sicilia (3.400 lavoratori, di cui 2.800 a tempo indeterminato), e i sindacati. Oggetto dell'incontro - in programma oggi, lunedì 18 giugno, all'assessorato al Lavoro della Regione Sicilia - sono gli esodi incentivati dall'azienda, rispetto ai quali i sindacati si aspettano di conoscere cifre e date precise. Ma sullo sfondo resta la rottura che si è determinata la scorsa settimana con la mancata firma da parte della Slc Cgil dell'accordo siglato invece da Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl.  

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La decisione di non siglare l'intesa è stata motivata così dal segretario generale della Slc Cgil Palermo, Maurizio Rosso: “L'occupazione e la competitività si raggiungono con piani di sviluppo, investimenti e nel rispetto delle regole del lavoro, Almaviva ha disatteso l'accordo del 23 maggio 2017 che prevedeva un piano di investimenti e un percorso industriale che coinvolgesse anche le istituzioni politiche e non ha concretizzato tutta la parte degli investimenti e dello sviluppo: contratto di secondo livello, lavoro pregiato (100 postazioni IT), esodo incentivato e formazione per lo sviluppo del capitale umano”.  

Più nel dettaglio, secondo la Slc di Palermo, Almaviva non ha rispettato quattro degli impegni presi nell'accordo del maggio 2017: non ha mai portato a Palermo le postazioni di It;  non ha ancora affrontato una contrattazione di secondo livello; è stata autorizzata a tagliare per altri due mesi gli stipendi ai lavoratori, con la proroga accordata dagli altri sindacati; ha prolungato di sei mesi l’ammortizzatore sociale, quando era già sancita la scadenza a giugno 2018. 

Oltre a questo, il sindacato della comunicazione Cgil ritiene che l'accordo siglato dalle altre sigle sindacali con Almaviva metta "seriamente a repentaglio gli ultimi diritti dei lavoratori: la dignità e la privacy, attraverso il controllo individuale e a distanza. Una "pagina buia”, insiste Maurizio Rosso, che invita i lavoratori e le istituzioni a una forte presa di posizione “contro la morte del lavoro e dei diritti”. “Oggi più che mai c'è bisogno di aziende che investano radicandosi sul territorio e consolidando il lavoro e che non usino la nostra isola e i lavoratori per una mera logica di interessi economici per poi abbandonarli al loro destino”, conclude il segretario Slc.