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5815 lavoratori sono stati consultati sulla mediazione del Governo inerente la vertenza Almaviva. 526 si, 5000 no 17 voti non validi, 22 schede bianche e 250 lavoratori che hanno dichiarato la loro volontà di astenersi. "Con questi risultati inequivocabili – dichiara in una nota Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil - i lavoratori hanno rifiutato il percorso proposto dal Governo di accedere ad ulteriori sei mesi di contratto di solidarietà per “comprare” tempo in attesa che si possa individuare una soluzione ai problemi del settore".
La “bocciatura” della proposta del Governo, accettata dall’azienda, è stata più marcata proprio nelle sedi impattate dai licenziamenti, Roma, Napoli e Palermo, con punte che hanno superato il 90% di no. "In un momento complesso per il settore e per tutto il Paese – prosegue Azzola - il fatto che migliaia di donne e uomini abbiano il coraggio e la dignità di rifiutare un accordo che prevedeva il ritiro dei licenziamenti, ma senza dare alcuna prospettiva sul futuro che traguardasse i sei mesi di contratto di solidarietà, è una notizia sulla quale tutti dovremmo interrogarci, riflettere ed agire di conseguenza per dare risposte all’altezza di un tale atto”.
Per Azzola “è evidente che chiedere ulteriori sacrifici a lavoratrici e lavoratori, senza offrire loro nessuna garanzia sul fatto che si voglia veramente intervenire sulle distorsioni che hanno determinato questa condizione, è risultato inaccettabile per la stragrande maggioranza delle persone coinvolte".
Riparte ora il contatore della procedura, che fra 30 giorni porterà al licenziamento di 3000 persone sui siti di Palermo, Napoli e Roma. “In un momento nel quale in molti si stanno interrogando sul significato di questa bocciatura noi riteniamo che la risposta sia molto più semplice e lineare di quanto si possa pensare – incalza Azzola - Dopo anni di sacrifici, di incertezze, i lavoratori di Almaviva non sono più disposti a comprare quote di tempo sempre più brevi e a prezzi sempre più alti senza avere la certezza che chi deve provvedere non si decida una volta per tutte a lavorare per la costruzione di un quadro di norme certe e della garanzia che tutti debbano rispettare le leggi dello Stato per riportare la competizione nel settore dei call center in un alveo di civiltà e di rispetto".
“La sfida che questo voto ci restituisce è nota - aggiunge Azzola - occorre che il Governo dia risposte serie in termini di strumenti stabili di gestione delle crisi (ammortizzatori sociali che non dipendano dal reperimento annuale di forndi, spesso neanche sufficienti a coprire l’intero fabbisogno), un impegno preciso a far applicare le leggi già approvate dal Parlamento e un impegno a proporre interventi normativi in grado di consolidare il settore, indirizzarlo verso l’innovazione e gli investimenti, contribuendo a garantire un servizio di qualità ai cittadini italiani".
“Occorre poi che l’azienda dia un chiaro segnale di voler continuare a scommettere su questa attività in Italia, nelle attuali sedi. Chi non vuole capire queste cose - conclude il dirigente della Slc Cgil - semplicemente rifiuta di guardare le cose come stanno. Un sacrificio anche oneroso, per essere accettato, bisogna che abbia una corrispondenza con delle prospettive plausibili".