È in corso un vero e proprio attacco alle agenzie fiscali. Dopo le complicazioni scaturite dall’unificazione tra Agenzia delle entrate e Agenzia del territorio, avvenuta alla fine del 2012, all’inizio di quest’anno una sentenza della Corte Costituzionale ha fatto decadere una buona parte dei dirigenti del maxi-ente nato dalla stessa fusione. Non solo. Di ancor più grave portata appare la decisione, annunciata dal governo ai sindacati una settimana fa, di chiudere altri 53 uffici territoriali, dopo i 52 già soppressi, con conseguenti disagi per i cittadini, che dovrebbero affrontare lunghi viaggi per far valere le proprie ragioni, e per i lavoratori coinvolti nel processo di riorganizzazione. Decisione che soprattutto rischia di produrre una perdita di contatto con il territorio e di raccordo con le strutture di prossimità.

Visti i numeri spaventosi dell’evasione italiana (circa 130 miliardi di euro di incassi in meno ogni anno), il sindacato chiede da tempo una serie di provvedimenti di sistema che utilizzino le tecnologie di archiviazione informatica dei dati e, soprattutto, il loro incrocio in chiave preventiva, per innalzare non solo la riscossione degli importi evasi, ma la riscossione spontanea, la cosiddetta compliance. “Per fare questo – spiega Cristian Perniciano, responsabile politiche fiscali della Cgil nazionale – è chiaro quanto la presenza delle agenzie nel territorio sia un elemento fondamentale”.

In casa Cgil ne sono da sempre convinti: la lotta all’evasione è innanzitutto una battaglia per l’equità, per l’efficienza e per lo sviluppo.

Equità, perché nel nostro paese le imposte sono pagate per oltre l’80% da dipendenti e pensionati, i quali hanno tassi d’evasione prossimi allo zero, mentre di contro autonomi e imprenditori hanno un tasso del 56% e i rentier arrivano addirittura all'83%. Per questo il sindacato, la Cgil in particolare, sostiene la necessità di trovare il modo per rendere l’evasione difficile per tutti, costruendo un meccanismo che abbia la tracciabilità che ora hanno i sostituti d’imposta per i redditi fissi.

Efficienza, perché l'evasione è lo strumento che le aziende non efficienti utilizzano per rimanere su piazza e togliere quote di mercato alle aziende efficienti e corrette. “Non è più tempo – continua Perniciano – per poter lasciar praticare questo tipo di concorrenza. L’azienda che investe, l’azienda che rispetta le leggi e i contratti non può doversi confrontare con l’azienda inefficiente, poco innovativa e che però abbassa illecitamente i propri costi”.

Sviluppo, perché abbattere l’evasione significherebbe liberare risorse che potrebbero essere utilizzate, oltre che per far pagare meno chi le imposte le ha sempre pagate, per investimenti pubblici, per il welfare, per la creazione diretta di lavoro. Insomma, per uscire dalla crisi. Il problema del debito italiano, lo dice a chiare lettere anche la Corte dei Conti, non è un problema di spesa eccessiva (spesa che va certamente resa più efficiente), ma un problema storico di entrate.

Per una seria lotta all’evasione, e per aumentare la stessa compliance, oltre che per fornire al cittadino contribuente onesto un servizio di qualità che semplifichi il più possibile l’espletamento dei propri doveri, non si può assolutamente prescindre dalla presenza di una struttura radicata nel territorio, la cui organizzazione e gestione sia separata dalla politica, nello spirito che è stato alla base della nascita delle Agenzie, alla fine degli anni novanta. “Le ultime decisioni del governo sembrano invece andare nella direzione opposta – sottolinea ancora Perniciano – mettendo in crisi proprio gli ambiti di autonomia tra gestione-amministrazione e indirizzo politico”.

Tutti questi temi saranno al centro del convegno “La politica fiscale: equità, redistribuzione e crescita”, organizzato dalla Cgil e dalla Fp, che si svolge oggi (22 ottobre) a Roma al Centro congressi Frentani. Il programma dei lavori – che saranno trasmessi in diretta streaming da RadioArticolo1 a partire dalle 10,30 – prevede l’introduzione del segretario confederale della Cgil Danilo Barbi e gli interventi di Cristian Perniciano, dell’area delle politiche di sviluppo di corso d’Italia, e di Salvatore Chiaramonte, della segreteria nazionale della Funzione pubblica.

A seguire una tavola rotonda – presentata da Michele Gentile, dell’area contrattazione Cgil – che vedrà la partecipazione di Pier Paolo Baretta, sottosegretario del ministero dell’Economia e finanze, Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle entrate, Massimo Romano, della Corte dei Conti, e dei professori Vincenzo Visco e Giuseppe Travaglini. Chiuderà i lavori la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso.