Rassegna, dimostrando una sensibilità di cui ringrazio, mi ha chiesto di scrivere un ricordo personale e non formale di Lorenzo Birindelli, prematuramente scomparso sabato 4 gennaio 2020. Lorenzo ha a lungo collaborato con Rassegna e tutto il sistema di comunicazione della Cgil attraverso le sue ricerche, saggi, articoli, interviste e così via.

Chi era Birindelli è noto. Un ricercatore importante che dai freddi, ma fondamentali numeri delle statistiche riusciva a elaborare i dati sostanziali della realtà italiana, in particolare per quanto riguarda il lavoro e la sua condizione economica e sociale; le sue caratteristiche erano l’originalità e la scrupolosità, saper trovare aspetti, interpretazioni, a cui altri non pensavano o sottovalutavano. Lo dimostrano in ordine di tempo le sue ultime ricerche (sul salario minimo, reddito da lavoro, fisco ecc.).

Per questo suo lavoro era conosciuto e apprezzato, molto di più di quanto il suo carattere, spesso schivo dalla partecipazione ad eventi pubblici, lasciava presagire. È un lavoro che sarà difficilmente rimpiazzabile e posso dirlo, a ragion veduta, avendo, negli anni della Fondazione, lavorato a stretto contatto con lui.

Conoscevo Lorenzo dalla fine degli anni novanta, quando sono stato chiamato a Roma; con lui in confederazione, assieme a tutto il dipartimento mercato del lavoro e all’Ires abbiamo lavorato alla proposta di riforma degli ammortizzatori sociali della Cgil, ha collaborato durante tutta la difficile trattativa con il governo Monti. La sua storia di uomo della Cgil e del sindacato è nota e si è sviluppata tra Ires, Monitor Lavoro, Abt, Fondazione Di Vittorio; era spesso il nostro contatto diretto con i tecnici di Istat, Anpal, ministero del Lavoro.

Ma con queste poche righe vorrei soffermarmi su di lui, una persona buona e gentile, qualità rare in questa epoca. Colto e ironico, prima di tutto con se stesso. Ed è soprattutto per queste sue qualità umane che ci mancherà. Mi tornano in mente alcuni aneddoti di questi anni: appassionato di politica e soprattutto di sindacato di cui sempre voleva notizie, fino ad autodefinirsi, durante il periodo dell’ultimo congresso, dopo l’ennesimo messaggio e telefonata, come stalker nei miei confronti (ecco la sua ironia); il tifoso di calcio più educato che abbia mai conosciuto, tanto da sentire il bisogno di consolarmi quando la Lazio batteva il Bologna, dicendo “però avete giocato meglio”; il giorno di un violento temporale a Roma, in cui lui e la sua moto arrivarono a un appuntamento di lavoro in condizioni davvero disastrate e di cui nell’istituto abbiamo scherzato a lungo; le informazioni sulle sue scampagnate in Maremma e la descrizione minuziosa delle tantissime calette visitate.

Penso sia chiaro che sto parlando di una persona e di un amico che mancherà, ovviamente, prima di tutto alla sua famiglia, che ancora una volta abbraccio, che mancherà a me, a tutte le compagne e i compagni della Fondazione Di Vittorio, alla Cgil e ai tanti che lo hanno conosciuto e apprezzato.