"Domani, in occasione dell'8 marzo, si svolgeranno assemblee pubbliche e in tutti i luoghi di lavoro, scioperi, manifestazioni, spettacoli, flash mob, iniziative promosse dalla Cgil per dare seguito alla grande mobilitazione generale che vedrà le donne protagoniste in tante parti del mondo, per combattere la violenza maschile e le crescenti disuguaglianze e  discriminazioni nel lavoro, a partire dalla disparità salariale tra uomini e donne, in continuo aumento". Così la responsabile delle politiche di genere della Cgil, Loredana Taddei.

"Negli ultimi anni - sottolinea la dirigente sindacale - gli attacchi alla libertà delle donne si sono moltiplicati in molti Paesi. In Italia negli ultimi 20 anni di storia sul piano dei diritti e della condizione economica femminile abbiamo visto regredire pesantemente il nostro Paese. Riguardo la partecipazione economica la nostra arretratezza è evidente: nel confronto con 145 Paesi siamo 111esimi in classifica. 

Inoltre, meno del 47 per cento delle donne ha un impiego retribuito, contro il 65 per cento degli uomini. Nel Mezzogiorno la disoccupazione femminile sfiora il 40% . Ma il vero gap è nel salario: secondo l'ultimo rapporto del World Economic Forum negli ultimi tre anni è rallentata la tendenza verso la parità salariale  e di questo passo sarà effettiva fra 170 anni. Le donne italiane guadagnano in media il 16% in meno l'ora rispetto agli uomini e su base annua il divario raggiunge il 31%, considerando che il part-time, sempre più spesso involontario, è molto più diffuso tra le donne. 

"La scelta della Cgil di mettere al centro della propria azione contrattuale e sociale i temi della dignità e dei diritti nel lavoro, del superamento delle disuguaglianze e delle discriminazioni, contenuti nella Carta dei Diritti Universali, - conclude Taddei - non si esaurisce con l'8 marzo".