Legambiente aderisce alla manifestazione Insieme per la Costituzione che si terrà a Roma il 24 giugno per difendere il diritto alla salute e ad un ambiente sano. "Il Servizio sanitario nazionale, pubblico e universale, è un bene comune irrinunciabile che risponde alle indicazioni di equità e diritto inalienabile alla salute dettato dalla Costituzione", si legge in un comunicato. 

"È un bene comune che appartiene a tutti i cittadini e la sua difesa non riguarda solo il personale che ci lavora. Il nesso tra ambiente e salute è inscindibile. L’Italia ha un triste primato per morte prematura dovuta a fattori ambientali con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente europeo. L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di sanità Sentieri sullo stato di salute della popolazione residente nelle troppe aree contaminate del Paese conferma un eccesso (medio) del 2,6% di mortalità e del 3% di ospedalizzazioni per la popolazione interessate, che è più del 10% (10,4) di quella nazionale", continua la nota.

Legambiente rimarca come "negli anni 2000 abbiamo assistito a tagli progressivi della spesa pubblica per la salute, alla riduzione dei posti di lavoro per il personale, medico ed infermieristico, all’indebolimento della medicina di territorio, nonostante le esperienze di qualità e d’avanguardia che si erano venute creando nel Paese. Si è voluto puntare sulla riduzione del servizio ai grandi ospedali, alla chiusura dei servizi territoriali. L’epidemia da coronavirus ha reso bene evidente la fragilità ed anche la carenza dei servizi di base e territoriali oltre alle troppe disuguaglianze sanitarie territoriali. Il record di decessi nel Paese è il prezzo che abbiamo pagato alle scelte di privatizzazione, scelte peggiorate dall’inattività, che penalizza soprattutto l’area padana, con cui non si sono volute affrontare le gravi condizioni di inquinamento ambientale e atmosferico".

Per l'associazione ambientalista "la pandemia in Europa ha rilanciato la cultura e le strategie che rispondono ai nuovi criteri della One Health, lanciati a livello internazionale. Da noi NO! Da noi, paradossalmente e contro ogni logica, se non quella di favorire alcuni potentati economici, si sta virando di 180 gradi rispetto agli insegnamenti della pandemia: 'come prima peggio di prima'”.

"Alle drammatiche consapevolezze a cui ci ha costretto la pandemia non sono seguite scelte politiche conseguenti, il sistema sanitario nel post-crisi pandemica è peggiorato, incidendo negativamente sull’organizzazione, sui lavoratori della sanità, sulle disuguaglianze sociali e territoriali, che lo scenario prospettato dall’autonomia differenziata non può che peggiorare. Non possiamo accettare questa deriva, il diritto alla salute è un fondamento della nostra Repubblica. Rivendichiamo l’urgenza di un chiaro impegno per rilanciare e qualificare la medicina di territorio, anche per venire incontro alle tante vittime dell’inquinamento e per rinforzare la prevenzione anche di fronte ai nuovi rischi indotti dalla crisi climatica, come d’altronde le risorse a disposizione del Pnrr potrebbero consentire, conclude il comunicato.