“Sono una delle Rsu di Almaviva Contact della sede milanese. È un’azienda che fa paura, perchè è la storia di uno dei più grandi licenziamenti avvenuti in Italia. Ma su quel piano c’era la firma del gruppo, ma non c’erano le firme di Rsu e Cgil. La nostra rimane una storia emblematica, senza diritti e senza un salario dignitoso. Non siamo usciti indenni da tale tragica vicenda e l’azienda, malgrado i tantissimi esuberi realizzati, continua a chiedere sconti. Per noi, è una ferita ancora aperta e sanguinante. Tuttora, le lavoratrici romane, nostre colleghe, subiscono un trasferimento mascherato, praticamente un licenziamento, se rifiutano. Nel settore dei call center il costo del lavoro è preponderante e le tecnologie sono in grado di spostare il lavoro da una parte all’altra del pianeta. Con un unico limite, la barriera linguistica. Molti di noi sono finiti a Rende in Calabria. Quando poi tentiamo di chiudere il rubinetto delle richieste aziendali, viene fuori il dumping contrattuale, un’arma micidiale, perché ci mette gli uni contro gli altri. Una guerra tra poveri”. Così Manuela Pusceddu, delegata Slc Almaviva Milano.

 

“Cosa possiamo fare? Ci vogliono regole chiare sugli appalti, con una clausola sociale forte. Con il divieto dii subappalto. Non deve riguardare solo noi dei call center, ma tutto il mondo degli appalti. Dobbiamo intensificare la lotta allo sfruttamento. Sarebbe opportuno riportare in Italia molte attività che se sono andate. Ci vorrebbero regole europee, ed è indispensabile il divieto di gare al massimo ribasso. Questo, il vero cancro da estirpare. Il management chiede sempre sconti, li chiedono a noi Rsu sui nostri scatti di anzianità e sul nostro Tfr. Nel frattempo, la coperta è diventata corta, abbiamo dato tanto, abbiamo dato tutto. Le regole devono diventare un parametro, avendo come riferimento il contratto nazionale. Un problema è poi il controllo a distanza. Atteggiamenti provocatori e lesivi della dignità, che provocano enormi danni sulla salute dei lavoratori. Nei call center l’uso, anzi l’abuso, di psicofarmaci è quotidiano, da noi c’è un cottimo legalizzato. Per vincere la sfida serve la confederalità. Da una parte, contrattiamo premi di produzione e welfare per alcuni, ma poi ci sono lavoratori di serie B, per i quali non c’è neanche un contratto. Lavoratori che non guadagnano nemmeno 4 euro l’ora! Dobbiamo riuscire a tutelare tutta la filiera, adesso basta!, ha concluso la delegata.