Il “decreto Dignità” approvato ieri dal consiglio dei Ministri "rappresenta un primo, seppur timido, passo nella direzione giusta". Lo afferma Christian Ferrari, segretario generale della Cgil Veneto, secondo il quale "dopo anni di legislazione del lavoro all’insegna della precarizzazione e della deregulation, il cui prezzo più alto l'hanno pagato le giovani generazioni, siamo di fronte ad un primo – parziale – segnale di inversione di tendenza".

Per Ferrari "gli allarmismi e le veementi proteste delle organizzazioni datoriali, comprese quelle venete, sulle difficoltà che queste scelte determinerebbero per i lavori stagionali, in particolare nell'ambito del turismo e dell'agricoltura, sono del tutto infondate e strumentali. Le imprese infatti hanno a disposizione tutti gli strumenti legislativi e contrattuali necessari per rispondere alle esigenze di stagionalità e di flessibilità, che il provvedimento non tocca affatto. Anzi, anche in questo campo c'è un eccesso di flessibilità".

"Quello che ci auguriamo - prosegue il dirigente sindacale - è che questo primo intervento non venga subito contraddetto dalla reintroduzione dei voucher, che rappresentano in assoluto la forma più estrema di precarietà: il lavoro 'usa e getta' che – dati Inps alla mano – non ha mai ridotto quello sommerso ma lo ha anzi allargato sostituendo le forme flessibili contrattualizzate in una logica di dumping al ribasso e di concorrenza sleale a danno dei lavoratori e delle aziende serie che rispettano le leggi e i contratti".

"Ovviamente - ricorda Ferrari - per garantire davvero un lavoro dignitoso occorre ben altro, e la strada è ancora lunga. Anche rispetto ai licenziamenti illegittimi in cui il decreto interviene aumentando l’indennizzo ma rimanendo in una logica di monetizzazione del lavoro. La Cgil ha depositato in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare più sottoscritta della storia della Repubblica (a proposito di democrazia diretta): la Carta dei diritti universali del lavoro, che prevede un corredo di diritti fondamentali da garantire a tutti i lavoratori – dal lavoro subordinato alle partite iva – a prescindere dalla tipologia contrattuale. Senza un vero cambiamento, senza rimettere al centro la persona che lavora, nessuna ripresa economica seria e duratura sarà possibile", conclude il segretario generale della Cgil Veneto.