Trovato l’accordo per la gestione degli esuberi alla Cassa di risparmio di Ferrara (Carife). Una trattativa difficile, iniziata il 21 dicembre scorso e chiusa con una non-stop di 48 ore, che vede 300 uscite volontarie (la richiesta era di 400, su complessivi 850 dipendenti) secondo un ventaglio di ipotesi, spiega una nota della Fisac Cgil, che prevedono “il fondo esuberi straordinario, l’ingresso incentrato nell’emergenziale e un incentivo all’esodo molto importante” (ossia prepensionamenti, già stimati in 94, e incentivi fino a 48 mesi di stipendio). L’intesa non prevede “alcuna deroga al Ccnl e nessuna previsione di licenziamenti collettivi”. Inoltre, è stato prorogato di tre mesi il contratto aziendale scaduto.

A breve partirà “la raccolta delle adesioni alle offerte per raggiungere l’obiettivo delle 300 uscite”. I dipendenti dovranno decidere entro giovedì 19 gennaio, mentre lunedì 23 si svolgerà un incontro tra istituto di credito e sindacati per verificare lo stato delle adesioni. L’uscita incentivata dei dipendenti “sarà la condizione necessaria per un riequilibrio del cost income che renda appetibile Carife a una banca di carattere nazionale che ha già dato una sua prima adesione, seppur non vincolante” (l’istituto interessato è la Banca popolare dell’Emilia Romagna).

Oltre al quasi dimezzamento del personale si profila anche una razionalizzazione degli sportelli bancari, con un sostanzioso taglio di agenzie e filiali, allo scopo di rendere Carife ancora più appetibile per la cessione. Nessun trionfalismo da parte dei sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Ugl credito e Uilca Uil), ma solo la consapevolezza di aver raggiunto il massimo risultato possibile, che comunque scongiura i licenziamenti collettivi, che erano invece l’obiettivo iniziale dell’azienda, e salvaguarda la volontarietà delle uscite.