"Sarebbe stata l'ennesima beffa, per la nostra Regione, se le università del Veneto non fossero  state inserite nel piano strategico Italia 4.0, presentato nei giorni scorsi dal governo. Per fortuna, i quattro atenei sono riusciti a far breccia con un piano comune, che vede come capofila Padova e l'incubatore al Vega di Marghera. È una buona notizia per il nostro territorio, che salutiamo positivamente, perchè si va a creare un catalizzatore per la ricerca e l'innovazione, utili non solo per il Veneto, ma anche per l'intero Paese. Mobilitare una decina di miliardi, significa andare nella direzione giusta per la ripresa e la crescita del tessuto industriale e dei territori". È quanto afferma in una nota Enrico Piron, segretario Camera del lavoro metropolitana di Venezia.

"L'Italia soffre di un gap tecnologico ormai insostenibile. Lo si è visto in questi anni di crisi, che hanno messo in luce la fragilità del nostro sistema industriale, che non è ancora riuscito a riposizionarsi dal punto di vista dell'innovazione. La Germania investe il 14% del proprio Pil in ricerca e sviluppo (l'Italia solo l' 1,3) e gli effetti della ripresa sono sotto gli occhi di tutti. Il paradosso - come è stato rilavato di recente - è che l'Italia ha una ricerca eccellente (con il 3,8% mondiale di pubblicazioni scientifiche), ma non riesce a trasformarla in sviluppo. Ancora poco vengono valorizzate le start up, anche per l'eccessiva frammentazione e il poco coordinamento. Essere tra i sette 'Competence center' italiani, significa dare respiro ai vari incubatori che ci sono nel Veneto", rileva ancora il dirigente sindacale.

"Bisogna ora creare, da subito, un piano strategico e una qualificata cabina di regìa, in grado di passare dalle intenzioni ai fatti. In tal senso, è positivo che le nostre quattro università abbiano fatto squadra, presentando un progetto comune. Il nostro bacino industriale (primo in Italia per export, con 56 miliardi) ha bisogno di una grande riconversione tecnologica, se vuole stare al passo con la competizione economica mondiale. Questo è un passo importante per pensare finalmente alla città metropolitana, estesa anche alle realtà limitrofe, un progetto che deve avere il supporto della politica, delle istituzioni e delle parti sociali. Ora è il tempo di pensare a un'area vasta con politiche che superino i campanili, per valorizzare le specificità e le eccellenze di tutto il tessuto urbano", conclude l'esponente Cgil.