Emilio Miceli, segretario generale della Filctem, è intervenuto stamani (15 luglio) a 'Italia parla', la rubrica quoitidiana di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale). Tema principale dell'intervista, la riforma del modello contrattuale, su cui hanno discusso lunedì scorso anche le segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil. 

"Stiamo approvando le piattaforme unitarie per undici ccnl di categoria, tutti in scadenza entro il 2015. Assieme a Femca e Uiltec, abbiamo stretto un patto per impedire eventuali accordi separati, che può diventare un modello di riferimento anche per gli altri – ha esordito il dirigente sindacale –. Al fondo, credo ci sia un'esigenza politica, quella di prendere atto che la lunga fase di divisioni che abbiamo alle spalle non ha portato a risultati positivi per i lavoratori, che, al contrario, oggi sono più deboli, proprio a seguito dei mancati rapporti unitari fra confederazioni. Ora la nostra priorità è quella di rinnovare i contratti, poi ci dedicheremo alla riforma del modello contrattuale. È questa la via da seguire". 

"Confindustria ha in testa una moratoria dei contratti, un'idea più che altro politica, tesa ad agganciare prima la Fca e dopo Federmeccanica, che antepone un nuovo modello contrattuale ai rinnovi dei ccnl. Un'impostazione diametralmente opposta alla nostra – ha detto l'esponente Cgil –. Così come sono assai distanti le nostre controparti datoriali, arrivate a proporci di restituire i soldi degli aumenti salariali ottenuti in precedenza, con la scusa della deflazione: una delle proposte più indecenti mai ricevute. L'inflazione non può essere l'unico elemento di valutazione nell'ambito di una rivendicazione salariale; ci sono anche le condizioni industriali di riferimento, la produttività aziendale e di settore, oltre a una serie di altri parametri su cui ragionare. La storia non si ferma a un punto in più o in meno d'inflazione, altrimenti la vita delle persone non potrebbe progredire".  

"Nello stesso tempo – ha continuato Miceli –, ci distinguiamo dai metalmeccanici, perchè, a differenza loro, portiamo al voto dei lavoratori le nostre piattaforme in modo unitario. È un dato politico, che non riguarda la rappresentanza. Di fatto, però, negli ultimi anni abbiamo assistito a un indebolimento progressivo del ccnl dei metalmeccanici, per non parlare del caso Fca, mentre la nostra politica unitaria ha pagato, garantendo almeno il rinnovo dei contratti alla scadenza, mantenendo certe garanzie in tema di diritti e salario. In generale, non c'è un modello contrattuale uscito vincitore in questi anni, e anche il sindacato, probabilmente, dovrà fare un riesame complessivo della sua politica, superando steccati e posizioni di partenza che non hanno funzionato".

Infine, il leader della Filctem si è soffermato sul Jobs act. "Un aspetto importante delle nostre piattaforme unitarie riguarda il contrasto alla riforma del mercato del lavoro, in particolare su due questioni importanti: la prima concerne i licenziamenti collettivi, l'altra, i codici disciplinari dei contratti. Con Femca e Uiltec ci siamo ritrovati tutti e tre d'accordo sul fatto di dover recuperare appieno la legge 223, che il governo ha praticamente 'azzoppato', deregolamentando i licenziamenti. Sulla seconda, abbiamo tutti e tre concordato sul ripristino dei codici, in modo da evitare, come avviene nel Jobs act, che l'eventuale sanzione comminata al lavoratore sia solo nelle mani del padrone. Un modo di procedere vecchio di 50 anni. Su altri aspetti della riforma del lavoro del governo Renzi, come il controllo a distanza e i demansionamenti, permangono grosse divergenze con la Cisl".

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