Capiremo nelle prossime ore se quello con il Governo sarà un tavolo vero o solo una manfrina ma, intanto, la convocazione a palazzo Chigi è, nel metodo, un primo risultato delle mobilitazioni confederali e di categoria. Così ha esordito Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, nel chiudere la grande manifestazione nazionale che ha portato a Roma in Piazza del Popolo oltre 15.000 lavoratrici e lavoratori delle costruzioni in occasione dello sciopero generale di tutto il settore. Il nostro giudizio sarà come sempre sul merito, sulle distanze tra ciò che abbiamo proposto e ciò che ci proporrà il Governo. Sia chiaro infatti - ha proseguito Genovesi - che un conto è sburocratizzare, ridurre possibili contenziosi, qualificare le stazioni appaltanti, un conto è la totale liberalizzazione dei subappalti e dei contratti di lavoro, tornare al massimo ribasso o depotenziare le clausole sociali. Cioè bene uno sblocca cantieri, no uno sblocca porcate. Chiederemo al Governo politiche industriali allaltezza della crisi, che nei nostri settori ha distrutto 800 mila posti di lavoro, di confermare in toto il programma pluriennale Connettere lItalia e relative risorse per le 25 opere prioritarie lì individuate, di istituire un Fondo nazionale di garanzia creditizia alimentato da Cassa Depositi e Prestiti. Oggi le principali aziende delle costruzioni (che danno lavoro poi a migliaia di piccole aziende e fornitori) come Astaldi, Condotte, Tecnis, Glf, Trevi, Cmc, ecc. hanno in pancia miliardi di lavori già assegnati, ma non avendo liquidità non riescono a mandare avanti i cantieri. Chiederemo la sistematizzazione dei vari incentivi - energetico, antisismico, bonus mobili - rendendoli cedibili alle banche e collegandoli al Durc per Congruità,  la promozione degli appalti verdi, di favorire la rigenerazione e riqualificazione delle periferie anche con nuove norme urbanistiche, sul modello di Madrid, Lisbona, Parigi, Barcellona. Chiederemo di avviare un Piano straordinario per la lotta al dissesto idrogeologico potenziando le stazioni appaltanti regionali, e sostenere con strumenti adeguati i piani per ledilizia scolastica di quegli enti locali che, anche per carenza di personale, hanno difficoltà nel progettare e nel rendere esecutivi gli appalti assegnati. Chiederemo di non fermare le opere già in corso, grandi come la Tav o la 106 e piccole come la manutenzione delle strade provinciali, ma anche di investire maggiori risorse su rigenerazione, risparmio energetico, riqualificazione del costruito, dopo decenni di consumo di suolo. Se invece la ricetta del Governo sarà meno investimenti perché tanto basta rendere i cantieri una giungla e togliere lacci e lacciuoli, allora si aprirà un conflitto senza precedenti, a partire proprio dal sindacato delle costruzioni che vuole lavorare sì, ma guardando al futuro, alla qualità, alla sicurezza. Per questo diciamo no a scorciatoie o apparenti semplificazioni che puntano in realtà solo alla riduzione delle tutele e dei diritti dei lavoratori ma chiediamo di affrontare il tema vero, cioè quale modello di sviluppo vogliamo per il Paese. Oggi centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi in tutto il mondo stanno manifestando per lambiente ed il futuro del pianeta, quel futuro passa dalle scelte dei governi, a cominciare da quelle in materia di politica industriale - ha concluso Genovesi - scegliere la strada della sostenibilità, della qualità del lavoro e dei prodotti, dellinnovazione e della ricerca, a partire dal settore delle costruzioni, può dare una risposta a quei ragazzi e restituire un futuro al nostro paese.