Le nuove regole per i richiami vaccinali e per le tavolate al chiuso, il dibattito sul blocco dei licenziamenti, l’accordo nel governo sulle assunzioni per il Recovery: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (venerdì 4 giugno)

“Date elastiche per i vaccini. Appello di Figliuolo per la campagna durante le vacanze. La regola per ristoranti e case: al massimo in 6 al chiuso. Speranza: riapriamo un passo alla volta, attenti alle varianti. La Ue compri le dosi” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Vaccini in ferie, si cambia. Seconda dose durante le vacanze solo per chi fa soggiorni lunghi. Figliuolo chiede flessibilità alle Regioni. Aperti 800 hub nelle aziende, ma su base volontaria. Nessuna sanzione per il lavoratore che rifiuta la somministrazione. Firmato il ‘compromesso del tavolino’. Al chiuso si potrà stare in sei”.

  Tema analogo per la Stampa: “Covid, estate senza vincoli, a tavola in 6 anche al chiuso. Definite le regole per le zone bianche, duro scontro tra Speranza e le Regioni. Intervista a Capua: le varianti falso problema, vaccinare tutto il mondo”. E anche per il Messaggero: “Vaccini, l’assalto dei giovani, seconda dose anche al mare. Gli under 30 affollano gli open day. Nel Lazio proteste: basta con le fasce. Accordo tra governatori: fiale fuori regione per stagionali e ferie lunghe”.

  Apertura differente per il Giornale: “Intervista a Salvini: ‘Ecco la mia idea sul centrodestra unito’. Il leader della Lega: subito federazione, poi candidati comuni. E il referendum sulla giustizia manda già in tilt il Pd”. Ed ecco il titolo di Libero: “Fine della dittatura giallorossa, Speranza ko. Il ministro della Salute si impunta sul limite di 4 persone a tavola al ristorante, ma il premier ascolta Salvini, Forza Italia e le Regioni: la strategia del terrore non paga più. Un pezzo di Cinquestelle pensa di mollare il governo Draghi”.

  “Un lavoraccio”, titola il Manifesto: “Torna il vento rigorista e dalla Ue arriva la richiesta di riprendere a licenziare. Governo stretto tra il no dei sindacati, il pressing di Confindustria e le spinte contrapposte nella maggioranza. Il sindacato europeo: il sistema degli ammortizzatori non funziona”. Il Fatto Quotidiano apre con “Giustizia, ecco il duo Salvetta&Lettini. Letta elogia Salvini e dialoga su Pnrr e lavoro. E Bettini sposa i referendum di Lega & radicali contro i magistrati (e le riforme 5Stelle)”. Infine, il Sole 24 Ore: “Magistrati, cambiano le carriere. Riforma della giustizia: oggi la Commissione voluta da Marta Cartabia presenta le proposte alla maggioranza. Rigore sulle nomine, limiti ai passaggi tra pm e giudice, possibili rientri dalla politica”.

Le interviste
“Il blocco va superato. Staffetta generazionale anche nelle aziende sotto i 100 dipendenti”: questo il titolo dell’intervista a Tiziana Nisini, senatrice della Lega e sottosegretaria al Lavoro, pubblicata sul Corriere della Sera: “I lavoratori vanno tutelati, ma gli imprenditori devono avere gli strumenti adeguati. Per questo non avevamo condiviso la proroga del blocco dal 30 giugno al 28 agosto proposta dal ministro Andrea Orlando e ci siamo invece riconosciuti nel compromesso trovato dal premier Draghi che toglie la proroga al 28 agosto, tutela le categorie più colpite concedendo altra cassa Covid, ma consente ai settori che meno hanno risentito della crisi di uscire dal blocco”. Per l’esponente del governo “ci sono segnali di ripresa, come mostrano i dati dell’Istat, e quindi la rimozione del blocco dei licenziamenti, che comincia nell’industria e nelle costruzioni, settori che stanno uscendo dalla crisi, sarà gestibile”.

La sottosegretaria afferma di essere impegnata nella redazione di misure “che possano favorire il ricambio generazionale. Mi riferisco al contratto di espansione, che consente, con un accordo tra azienda e sindacati, di mandare i lavoratori anziani in pensione fino a cinque anni prima, in cambio dell’assunzione di giovani. Inizialmente questo strumento era riservato alle aziende molto grandi, con più di mille dipendenti. Dall’inizio della pandemia la platea è stata via via ampliata fino ad arrivare, con il decreto Sostegni bis, alle imprese con più di 100 dipendenti. Adesso si tratta di scendere sotto questa soglia”. Questa misura, conclude Nisini, sarebbe anche “uno strumento in più per affrontare lo scalone che ci troveremo davanti il 31 dicembre prossimo con la fine di Quota 100, perché non basterebbero più 62 anni per andare in pensione (con 38 di contributi, ndr.) ma ce ne vorrebbero 67”.

Fondi europei, nuove energie ed ex Ilva, questi i temi trattati dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani nell’intervista pubblicata sulla Stampa. “In cinque anni occorrerà mettere in piedi un piano di proporzioni colossali”, spiega l’esponente del governo parlando del Recovery plan: “Si tratterà di spendere 100 milioni di euro al giorno. L’obiettivo iniziale primario è di accelerare in maniera decisa l’installazione di fonti di energia rinnovabile, a dieci volte la nostra installazione annuale di adesso. Così avremo l’energia sufficiente per abilitare tutte le altre azioni di decarbonizzazione”. La prima grande “battaglia”, dunque, sarà “abbattere l’utilizzo di carburanti fossili per la produzione di energia primaria e sostituire la nostra capacità di produzione il più possibile con energie rinnovabili che, al momento, sono eolico, solare e geotermico”.

Riguardo l’idrogeno, Cingolani afferma che “si può usare già oggi, ma la sua produzione non è verde. Ecco perché l’azione primaria è quella di aumentare la quantità di energia verde. Quindi la vera scommessa è mettere a terra la potenza rinnovabile per poter poi abilitare tutte le altre vie come l’idrogeno”. Infine, la questione dell’ex Ilva: “La strada non può che essere quella di rendere l’impianto il più verde possibile, tutto elettrificato e, in prospettiva, il prima possibile alimentato a idrogeno. In modo da produrre acciaio di altissima qualità, il più verde in circolazione. Il costo di questo acciaio sarà molto elevato. Occorrerà parlare con la Ue e riconoscere che sono stati fatti enormi sacrifici”.

Gli editoriali
“Con uno tsunami occupazionale si mette a rischio la ripresa”, questo il titolo dell’editoriale dell’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano pubblicato sul Manifesto. “Le tutele destinate a imprese e lavoratori, soprattutto nel passaggio dalla crisi alla ripartenza, devono funzionare come un abito su misura”, spiega l’esponente del Partito Democratico: “In questa transizione si rende necessario un accompagnamento graduale, una ‘presa in carico’ di chi rischia di essere licenziato, e non una cesura, perché una brusca interruzione delle tutele potrebbe esporci al rischio di uno tsunami occupazionale che potrebbe oscurare la prevista ripresa da +4 per cento”.

Da quando è iniziata la pandemia, prosegue Damiano, lo scambio tra impresa e lavoro “è risultato semplice: da un lato lo Stato ha assicurato la cassa Covid, praticamente gratuita, che viene erogata anche alle aziende con un solo dipendente; dall’altro le imprese, in cambio, hanno accettato il blocco dei licenziamenti. Prorogare blocco e cassa Covid di altre otto settimane, a partire dal primo luglio, azzerando il contatore della cig, equivale a una spesa inferiore al miliardo di euro, secondo i calcoli del Centro studi di Lavoro e welfare: una cifra assolutamente compatibile con la massa di risorse fin qui mobilitate”. Dall’inizio della pandemia tra “interventi, manovre, scostamenti e decreti, al titolo ‘imprese’ sono andati più di 108 miliardi, mentre al titolo ‘lavoro’ poco più di 37, dei quali 20 di cassa Covid. Questa cifra potrebbe essere ulteriormente ritoccata: basterebbe un miliardo in più di cassa Covid per garantire a tutti un passaggio più tranquillo e non traumatico”.

A marzo dell’anno scorso, conclude l’ex ministro, eravamo in pieno boom pandemico e “ad aprile è cominciata la repentina salita della cassa integrazione, arrivata in quel mese a oltre 855 milioni di ore. Rispetto ad allora si registra un crollo del 76 per cento: infatti, aprile 2021 totalizza 204 milioni di ore autorizzate, con un prevedibile calo nei mesi successivi. Se aggiungiamo che luglio e agosto offrono possibilità sostitutive, come le ferie, e che il consumo reale delle ore autorizzate (tiraggio) è, secondo l’Inps, del 42 per cento, prolungare la cassa Covid di due mesi non dovrebbe risultare particolarmente complesso”.

“Da un lato la nostra economia potrebbe finalmente sperimentare una ripresa a ritmi mai visti da decenni (…) dal versante opposto le nostre imprese portano ancora con sé i segni della pandemia”. Da questa considerazione iniziale si sviluppa l’editoriale del docente di Economia applicata all’università di Bari Gianfranco Viesti, pubblicato sul Messaggero: “La ripresa non sarà come un’alta marea che solleva tutte le barche; può accentuare disparità già visibili negli anni Dieci e nella pandemia. Sono opportune iniziative settoriali, come quelle per il turismo, e come le tante previste nel Piano di rilancio”.

Ma è necessaria anche una attenta “progettazione territoriale della ripresa: per integrare area per area i diversi interventi settoriali previsti dal Piano in modo da accrescerne le sinergie e gli effetti d’insieme, e disegnare così un futuro decisamente diverso dal recente passato; per impedire che le risorse, specie quelle a bando, possano naturalmente concentrarsi nelle aree più forti e più in grado di assorbirle più facilmente”. Le risorse, conclude Viesti, devono andare a “tutte le diverse tipologie di territori del Paese: nelle aree interne dell’Appennino come nelle medie città, specie quelle del Centro-Sud con meno industria e terziario avanzato. E nelle grandi città più indebolite dagli anni Dieci: a cominciare da Torino, Roma e Napoli. Alla vigilia di nuove consiliature che non possono limitarsi a manutenere l’esistente e a contenere il disagio sociale, ma devono disegnare e costruire progressivamente trasformazioni difficili, profonde”.

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata al tema del “gender gap”: nel pacchetto informativo trovano spazio l’esame della Direttiva europea sulla parità di retribuzione tra uomini e donne e il relativo commento della Cgil nazionale; la video-intervista sul tema alla rettrice dell’università La Sapienza di Roma Antonella Polimeni; la riflessione di Esmeralda Rizzi sul “successo” di un post su Facebook di commento a una sentenza della Corte europea contro l’Italia relativo a un processo per stupro.

Da non perdere sono la dura risposta alla Commissione Ue del segretario generale della Cgil Maurizio Landini in tema di blocco dei licenziamenti, il video della manifestazione dei lavoratori di Air Italy davanti al Parlamento e il relativo commento della Filt Cgil, l’esito negativo del primo incontro del tavolo sul reclutamento del personale scolastico previsto dal Patto per la scuola, la presentazione del volume “Pubblico è meglio” di Frigerio e Lisi (con la partecipazione della vicesegretaria generale Cgil Gianna Fracassi), la morte sul lavoro di un addetto alla manutenzione dell’autostrada A2, l’annuncio dello sciopero del 9 giugno contro la chiusura dell’impianto Bayer di Filago (Bergamo) e dell’8 giugno dei lavoratori di Leonardo.

Per la rubrica “Buona Memoria”, la storia del Villaggio Sandro Cagnola, dove nel 1950 la Cgil ospitò i figli minorenni degli operai uccisi nell’eccidio di Modena.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.