Dal 1° marzo, con un versamento diretto dell’Inps, verrà erogato l’assegno unico. Il nuovo strumento varato dal governo, e in parte migliorato grazie ai suggerimenti dei sindacati per meglio tutelare le famiglie con figli disabili e quelle extraeuropee, entra in vigore. In gennaio e febbraio sono state presentate le domande all’Inps, con un grande lavoro per Caaf e Inca Cgil (e non solo). Ora arriveranno i soldi.

La prima novità è proprio questa: non più in busta paga, come succedeva per i vecchi assegni familiari, ma direttamente sul conto corrente del beneficiario. Novità importante, perché testimonia come l’assegno non sia legato alla condizione di "lavoratore o lavoratrice", ma è uno strumento universale, destinato cioè a tutti i genitori, anche quelli che non lavorano o non hanno un rapporto di lavoro dipendente. Universale, appunto.

“Questo è il punto qualificante dell’intervento, identificare il minore e le sue esigenze come elemento da sostenere", spiega Sandro Gallittu, responsabile Famiglie e infanzia dell'Area welfare della Cgil nazionale: "Non solo, è uno strumento che non compie discriminazioni tra i minori, tutti e tutte ne hanno diritto”. Ma l’universalità non è l’unico punto positivo dell’assegno: “Altro valore aggiunto del provvedimento, che per altro risponde alle battaglie fatte dalla Cgil negli anni passati, è l’unicità della misura. Si supera la logica dei bonus e diventa strutturale”.

Strumento positivo e utile, dicevamo, ma è lo stesso Gallittu a segnalare alcune criticità, in parte risoltesi – lo anticipavamo – grazie all’intervento di Cgil, Cisl e Uil. Una decina di giorni fa l’Inps ha emanato una circolare in cui si chiarisce che hanno diritto all’assegno unico anche i migranti extracomunitari che svolgono lavoro autonomo e i titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari. “È una buona notizia frutto del nostro impegno", sottolinea il dirigente sindacale: "Purtroppo dal provvedimento rimangono fuori i figli che non risiedono in Italia dei migranti che qui lavorano. Speriamo si possa superare anche questo”.

In realtà già da luglio vi era stato un “anticipo” di quest'innovazione. Da quel mese, infatti, le famiglie i cui componenti adulti non ricevevano gli assegni familiari, previa domanda, hanno beneficiato di un assegno ponte proprio per ridurre le distanze tra chi percepiva gli assegni familiari e le detrazioni per i figli a carico, e chi no, magari trovandosi in condizioni economiche più fragili degli altri: i lavoratori e le lavoratrici autonome, gli incapienti. E da luglio in poi, anche chi percepiva assegni familiari molto bassi ha ricevuto un'integrazione.

Il nostro è il Paese con il tasso di natalità tra i più bassi d’Europa. Una tendenza, quella di far pochi figli, che non solo non sembra rallentare, ma che anzi di anno in anno si aggrava. Le ragioni sono ovviamente molte, ma anche quella economica ha la sua incidenza. Non solo: il nostro è anche il Paese di un altro assai preoccupante record, quello dei bimbi e delle bimbe in povertà. E certo, i due anni di pandemia che abbiamo alle spalle hanno ulteriormente aggravato la situazione. Pochi bambini, e tanti di quei pochi subiscono privazioni, da quella alimentare a quelle sociali.

Proprio in queste sono ore sono stati diffusi i calcoli del Dipartimento delle finanze, secondo i quali alle famiglie meno abbienti l’assegno unico porterà una dote di poco più di 1.900 euro l’anno. Ricordiamo, infatti, che il meccanismo è a decalage: chi ha Isee più basso percepirà di più. Nel dettaglio, il milione circa di famiglie più fragili, che si trova nel primo decimo di reddito equivalente, godrà di un beneficio pari a 1.935 euro l'anno. I benefici si riducono gradualmente per i nuclei dei decimi successivi, in pratica i più ricchi, scendendo fino a circa 500 euro.

Ma c’è un ma. Gli assegni familiari e le detrazioni per i figli a carico erano strumenti di natura previdenziale di cui beneficiavano i lavoratori e le lavoratrici dipendenti; una volta attivato lo strumento, quasi sempre dal datore di lavoro in qualità di sostituto d'imposta, venivano erogati in automatico in busta paga.

“L’assegno unico – ricorda Gallittu – è uno strumento di tipo assistenziale, viene erogato solo in seguito alla domanda dell’interessato e il datore di lavoro non può svolgere il ruolo di sostituto d'imposta. Da qui la nostra preoccupazione. Abbiamo formato i delegati e le delegate affinché non solo sappiano rispondere alle domande dei colleghi, ma sappiano indirizzarli a Caaf e Inca per fare le domande. È però necessario raggiungere anche i lavoratori autonomi e i nuclei familiari nei quali gli adulti non hanno un'occupazione ma ci sono figli: se non si presenta la domanda, l’assegno non arriverà”.

Dal 1 gennaio di quest’anno è possibile fare la domanda e, lo ricordiamo, l’erogazione partirà dal 1° marzo. Secondo le stime Inps i nuclei familiari con figli sono circa sette milioni, a fine gennaio erano state presentate circa 1 milione e 100 mila richieste. Evidentemente un problema di diffusione dell’informazione esiste: il rischio che a non presentare la domanda siano proprio quei nuclei familiari che ne avrebbero più bisogno, perché in condizioni di fragilità, è reale. Per questa ragione l’impegno di Cgil, Caaf e Inca si sta moltiplicando.

"In ogni caso – rassicura Gallittu – tutti quelli che presenteranno domanda entro il 30 giugno 2022 riceveranno anche gli arretrati a partire dal 1° marzo”. Il tempo per i bilanci ci sarà, ora è il tempo del lavoro di diffusione delle informazioni. Da parte degli enti preposti, dei delegati e delle delegate nei luoghi di lavoro, ma anche da parte di ciascuno di noi attraverso il passaparola.