Licenziamenti immediati, senza neanche adottare gli ammortizzatori sociali. Questa la decisione del gruppo Yoox Net-a-Porter, che martedì 2 settembre ha avviato formalmente la procedura riguardante oltre il 20 per cento della forza lavoro: 211 lavoratori (su 1.091 complessivi), di cui circa 150 sul territorio bolognese e una cinquantina a Milano, oltre al trasferimento di 40 lavoratori da Landriano (Pavia) a Milano.

L’azienda

Yoox è stata fondata nel 2000 dall’imprenditore romagnolo Federico Marchetti, affermandosi in breve tempo come leader internazionale nella vendita online di articoli di moda e design. Nel 2015 si fonde con la britannica Net-a-Porter, nel 2018 viene acquisita dal gruppo svizzero Richemont (detentore di titoli come Cartier e Montblanc). Nell’aprile 2025 quest’ultimo la cede alla piattaforma di e-commerce Mytheresa, di proprietà della tedesca LuxExperience.

Il piano di riorganizzazione globale coinvolge circa 700 lavoratori (soprattutto in Italia, Regno Unito e Stati Uniti). La società ha dichiarato che “l’Italia rimarrà un hub operativo a lungo termine per il gruppo e per il quartier generale di Yoox”. L’azienda si è anche detta “impegnata a supportare i lavoratori interessati cercando soluzioni responsabili e costruttive, riducendo l’impatto sociale per quanto possibile”.

Sindacati: “Servono gli ammortizzatori sociali”

“L’azienda – spiegano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil – motiva tale scelta dichiarando una riduzione dei ricavi di 191 milioni di euro nell’ultimo esercizio e perdite complessive superiori a due miliardi di euro negli ultimi due anni”.

In realtà, precisano i sindacati, il dato più rilevante “è rappresentato dalla riorganizzazione imposta dalla nuova proprietà LuxExperience, che prevede una riduzione e un accentramento delle funzioni attualmente svolte da Yoox a livello di gruppo”.

Le tre sigle sottolineano che l’azienda ha comunicato “di non voler ricorrere ad ammortizzatori sociali, qualificando gli esuberi come strutturali e definitivi, senza alcuna considerazione per il futuro delle oltre duecento famiglie coinvolte”.

Filcams, Fisascat e Uiltucs ritengono “inaccettabile che, a pochi mesi dall’acquisizione da parte di LuxExperience, l’azienda scelga di scaricare sui lavoratori il peso di una ristrutturazione decisa esclusivamente sulla base delle strategie del nuovo gruppo”.

I sindacati chiedono pertanto il ritiro immediato della procedura e l’apertura di un tavolo di confronto, sottolineando come “l’azienda non abbia adempiuto agli obblighi di legge in materia di comunicazioni preventive sullo stato di crisi”.

Filcams, Fisascat e Uiltucs ritengono inoltre che “un processo di delocalizzazione di tale portata debba prevedere da subito il coinvolgimento delle istituzioni competenti, tra cui il ministero del Lavoro e le Regioni interessate”. E non intendono consentire che “venga smantellata una realtà industriale storicamente radicata nei territori di Bologna e Milano, con gravissime conseguenze sociali e occupazionali”.

Nelle prossime ore, concludono i sindacati, si terranno assemblee in tutte le sedi coinvolte, durante le quali “le lavoratrici e i lavoratori decideranno congiuntamente le azioni di contrasto da intraprendere contro questa scelta aziendale”.