Si è svolto il 18 giugno scorso un incontro tra i sindacati e la società Eni Versalis nell’ambito della procedura di legge per la cessione del ramo “Business Unit Oilfield Chemicals”, che coinvolge 36 lavoratori. Questo ramo sarà trasferito alla nuova società Versalis Oilfield s.r.l., con capitale sociale di 5 milioni di euro. Secondo quanto emerso durante l’incontro, la nuova società avrà una vocazione commerciale e si occuperà di gestione, produzione e vendita di prodotti chimici per il settore Oilfield, inizialmente per Eni e successivamente per altri clienti.

“Si smantella la chimica di base, senza un piano chiaro”

Dura la reazione delle organizzazioni sindacali: “È l’ennesimo segnale della fine della chimica di base nel nostro Paese”, si legge nella nota diramata dopo l’incontro. “Dopo la chiusura degli impianti di cracking a Brindisi e Priolo, questa operazione rappresenta un nuovo passo verso la cancellazione della petrolchimica in Italia”.
La delegazione sindacale ha espresso forte preoccupazione per l’assenza di chiarezza sui perimetri aziendali e sulle reali competenze trasferite. Le slide presentate durante l’incontro indicavano infatti un numero di addetti superiore ai 36 previsti dal ramo in cessione: “Non ne comprendiamo la ragione”.

Nessun investimento previsto, solo logiche di mercato

Il ruolo assegnato a Versalis Oilfield s.r.l. sarà quello di commercializzare i prodotti, inizialmente per Eni stessa, attraverso contratti di fornitura. In futuro, l’attività potrebbe estendersi anche ad altri clienti.
Tuttavia, sottolineano i sindacati, non sono previsti investimenti produttivi, né per impianti né per stabilimenti. L’unica ipotesi in campo sarebbe l’assunzione di personale pescando direttamente dal mercato, in un quadro sempre più incerto per l’occupazione.

La critica: “Frammentazione esasperata, governo assente”

Per queste ragioni, le organizzazioni sindacali non hanno condiviso né sottoscritto il verbale dell’incontro. “Siamo di fronte a un’esasperazione della frammentazione societaria che tradisce la storia stessa di Eni come partecipata pubblica”, scrivono.
La nota si chiude con una pesante accusa al Governo, colpevole secondo i sindacati di un “silenzio assordante e imbarazzante” di fronte a scelte che incidono in modo strutturale su un settore strategico per l’economia nazionale.