Guadagnare tempo, questa sembra l’unica vera possibilità. Air Italy è in liquidazione: il bando per la vendita scade mercoledì 25 marzo, mettere sul mercato una compagnia in questo momento di blocco del trasporto aereo pare proprio una missione impossibile. E poi ci sono i 1.453 dipendenti, per i quali a inizio mese si è aperta la procedura di mobilità. “Abbiamo fatto inserire nel decreto Cura Italia una norma che prevede l’applicazione della cassa integrazione anche alle aziende in via di liquidazione, non sfruttare questa possibilità sarebbe una follia”, spiega Fabrizio Cuscito, segretario nazionale della Filt Cgil e responsabile del comparto: “Questo ci permetterebbe di avere tempo per trovare qualche soluzione, per verificare se c’è qualcuno interessato all'azienda, o a una parte di essa, in modo da poter recuperare un po’ di lavoratori”.

Air Italy nasce nel marzo 2018, come nuova denominazione della compagnia Meridiana. Il capitale azionario è in mano a due soci: il 51 per cento è detenuto da Alisarda (holding dell’imprenditore Aga Khan IV), mentre il restante 49 è della Qatar Airways (subentrata nella newco nel luglio 2016). A motivare la messa in liquidazione della società (avvenuta l’11 febbraio scorso, con la nomina dei liquidatori Enrico Laghi e Franco Maurizio Lagro) e il conseguente esubero di tutto il personale è, afferma l’azienda, l’insostenibile situazione finanziaria e la riduzione del capitale al di sotto del minimo legale. Al 30 novembre 2019 la perdita complessiva ammontava a oltre 356 milioni di euro, che si aggiunge a una riserva negativa di 841 mila euro, a fronte di riserve per quasi 264 milioni e del capitale sottoscritto e versato di quasi 134 milioni.

“La crisi di Air Italy – spiega Cuscito – deriva dall'incapacità manageriale di applicare il piano industriale presentato nel 2016, che prevedeva lo sviluppo delle macchine di lungo raggio e l’incremento della flotta fino a circa 50 aeroplani”. Il segretario nazionale della Filt Cgil punta l’indice sia “sulla cattiva gestione dei manager” sia sul fatto che i due azionisti “hanno dimostrato di essere incompatibili dal punto di vista industriale, visto che non sono mai stati in grado di prendere decisioni per mettere in pratica il piano di rilancio del 2016. Un rapporto ‘malato’, da cui ci ha rimesso la compagnia, che non è mai riuscita a decollare”.

Il bando contenente l’invito “a manifestare interesse per l’acquisizione dei complessi aziendali facenti capo ad Air Italy in liquidazione” è stato pubblicato giovedì 19 marzo, con un avviso pure sul Financial Times e sul Sole 24 Ore. La compagnia viene venduta in due lotti, aviation e manutenzione, che si possono acquistare assieme o separatamente. La deadline è fissata alle ore 18 di mercoledì 25 marzo. Nel lotto aviation non rientrano gli aerei (i velivoli della Qatar Airways sono tornati a Doha, mentre quelli in leasing sono stati riconsegnati), bensì gli slot, i diritti di traffico (in particolare quelli su Milano Linate), le certificazioni nazionali e internazionali, i contratti di beni e attrezzature, i manuali approvati dall'Enac. In vendita per il lotto manutenzione gli uffici e i magazzini di Milano Malpensa e Olbia.

E, come sempre accade, a rimetterci sono i lavoratori, la cui procedura di licenziamento collettivo è stata avviata il 3 marzo scorso. I dipendenti sono 1.453 (di cui 781 naviganti e 672 personale di terra), dislocati a Milano Malpensa (circa 900), a Olbia (oltre 500) e poche unità a Milano Linate, Roma Fiumicino, Catania, Napoli, Palermo e Firenze. “I lavoratori sono ancora in azienda, ma noi stiamo spingendo per aprire la cassa integrazione, come anche prevista dal decreto Cura Italia”, riprende Cuscito. Una soluzione-tampone che finora, però, è stata rifiutata dalla società: la situazione di grave insolvenza, ha infatti spiegato il management, “non consentirebbe di assumere l’ingente onere economico connesso all'utilizzo dell’ammortizzazione sociale”.

Guadagnare tempo, si diceva all'inizio, per provare a progettare un futuro per Air Italy. “La vicenda del Coronavirus ha praticamente azzerato tutto. In questo momento il trasporto aereo è fermo, soprattutto in Italia, quindi trovare acquirenti è davvero molto complicato”, aggiunge il segretario nazionale Filt Cgil. Un’ipotesi è la “regionalizzazione”, viste le dichiarazioni impegnative dei presidenti delle Regioni Sardegna e Lombardia, ma per ora sono soltanto parole. “Il vero problema è che adesso è tutto bloccato”, conclude Fabrizio Cuscito: “Abbiamo bisogno di tempo per capire come si uscirà in generale dalla crisi del Coronavirus, di conseguenza quando il trasporto aereo potrà riprendere. Il tempo è poco, ci auguriamo di trovare qualcuno interessato con cui poter iniziare a ragionare di nuove prospettive”.