È inaccettabile che dopo 14 anni e promesse vaghe ancora non si riesca a sbloccare la situazione di lavoratori e lavoratrici che si occupano della salute e della qualità della vita di anziani, non autosufficienti, portatori di disabilità e persone fragili. Sono professionisti della salute che quotidianamente si occupano del nostro benessere e che hanno visto le proprie condizioni di lavoro peggiorare e il proprio reddito profondamente decurtato dall’inflazione. Non rimane che la mobilitazione e lo stato di agitazione.

I sindacati di categoria non possono che così rispondere alla assoluta sordità delle controparti. Scrivono le segreterie di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl_“Non sono arrivate risposte dalle associazioni datoriali. Abbiamo dunque deciso di dichiarare lo stato di agitazione di lavoratrici e lavoratori a cui si applica il Contratto della Sanità Privata Aiop e Aris”.

“In questi mesi abbiamo sollecitato le associazioni datoriali a riconoscere il sacrosanto diritto ad un rinnovo contrattuale che fornisca risposte normative ed economiche che valorizzino lavoratrici e lavoratori del comparto. Parliamo di centinaia di migliaia di addetti - specificano i sindacati - che hanno visto riconosciuto un rinnovo contrattuale solo nell’ottobre del 2020 dopo 14 anni di blocco della contrattazione e dopo numerosi scioperi e mobilitazioni del sindacato confederale. In una fase storica di alta inflazione che erode il potere d’acquisto dei salari, con l’apertura delle negoziazioni nel comparto pubblico, riteniamo non più rimandabile la contestuale apertura del tavolo di rinnovo del contratto della Sanità privata. Si tratta di lavoratrici e lavoratori che svolgono un servizio pubblico, erogando le medesime prestazioni sanitarie, socio-sanitarie, socio-assistenziali e sociali dei loro colleghi del settore pubblico ma in regime di accreditamento o convenzionamento”.

“Ad oggi non abbiamo ricevuto alcun riscontro dai destinatari, compresi quelli istituzionali. Per questi motivi - concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl - proclamiamo lo stato di agitazione a livello nazionale, e chiediamo l’attivazione delle procedure di conciliazione previste dalla legge riservandoci di adottare, in caso di esito negativo, tutti gli strumenti necessari allo sblocco della vertenza”.