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Riparte il dialogo tra parti sociali con un calendario fitto di incontri: un tavolo tecnico sulla sicurezza fissato per oggi, 8 settembre, e due vertici di respiro politico-organizzativo il 17 e il 30 settembre. È la prima vera riaccensione del confronto dopo una lunga fase di stallo e mette al centro tre nodi: salute e prevenzione nei luoghi di lavoro, regole di rappresentanza e freno alla proliferazione dei contratti.
La regia del percorso è di Confindustria, guidata da Emanuele Orsini, con il vicepresidente alle relazioni industriali Maurizio Marchesini: l’obiettivo dichiarato è riportare il negoziato su binari strutturati, a partire dalla sicurezza – emergenza nazionale che reclama interventi concreti, controlli efficaci e formazione continua – per poi affrontare i dossier più sensibili. Cgil, Cisl e Uil vedono nell’agenda di settembre un banco di prova per rimettere al centro la contrattazione collettiva e ridurre frammentazione e dumping.
Sul terreno di rappresentanza e contratti il cammino sarà in salita: il nodo vero è trovare una soluzione condivisa capace di arginare l’esplosione di contratti di ogni genere. È un passaggio che chiama direttamente in causa norme e criteri comuni su chi rappresenta chi e con quale peso, tema su cui le confederazioni mantengono impostazioni non sempre sovrapponibili al mondo delle imprese.
Non mancano le divergenze di metodo. Da un lato c’è chi punta a “chiudere” capitolo per capitolo, dall’altro viene indicato con nettezza che la strada non può essere quella di scorciatoie o soluzioni parziali: senza un quadro complessivo su regole e tutele, l’assetto rimarrebbe fragile. Per Cgil, inoltre, il mancato quorum referendario ha reso ancora più urgente un approccio pragmatico che produca risultati verificabili su salari, qualità del lavoro e sicurezza.
Il triplo appuntamento di settembre non si presenta come un calendario di rito, piuttosto come un test di credibilità per l’intero sistema delle relazioni industriali. Se a cominciare da oggi usciranno impegni operativi sulla sicurezza e, tra 17 e 30, una rotta comune su rappresentanza e contratti, potremo parlare di una nuova fase del dialogo sociale.