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“Circa 150 lavoratori di Crotone, del contact center Chiama Roma, rischiano di rimanere senza occupazione”. La Slc Cgil Calabria affida a un comunicato una denuncia netta, che chiama in causa direttamente il nuovo bando di gara emanato dal Comune di Roma. Un bando che introduce “un elemento penalizzante”, ovvero “un punteggio aggiuntivo per le aziende che svolgeranno il servizio nel territorio romano”, con l’effetto concreto di colpire ed escludere chi oggi lavora dalla Calabria.
Una scelta che pesa come un macigno su una storia lunga più di dieci anni. “Prima con Abramo Customer Care e poi con aCapo, le lavoratrici e i lavoratori di Crotone hanno garantito professionalità, efficienza e altissima qualità nel servizio Chiama Roma”, ricorda il sindacato, sottolineando come da Crotone sia stata assicurata “assistenza quotidiana a residenti e turisti della Capitale”. Un servizio pubblico che ha funzionato, senza ombre, grazie a competenze consolidate e lavoro stabile.
Per la Slc Cgil Calabria non ci sono giri di parole. “Ci troviamo di fronte a una vera e propria discriminazione territoriale, inaccettabile, tanto più perché compiuta da un ente pubblico che dovrebbe garantire equità, trasparenza e tutela sociale”. Una denuncia che assume un valore politico e istituzionale, perché mette in discussione il senso stesso di una gara pubblica costruita in questo modo.
A rendere il quadro ancora più critico è la scelta contrattuale. “Ancora più sconcertante è che il bando richiami il ccnl delle cooperative sociali e non quello delle telecomunicazioni, come previsto dalla nota ministeriale”, afferma la Slc Cgil. Un richiamo che, secondo il sindacato, tradisce lo spirito stesso di un contratto che dovrebbe “mettere al centro il valore sociale del lavoro”, valore che “in questo caso è evidentemente mancante”.
Il punto politico e sindacale è chiaro. “Se si trattasse di una gara ex novo l’introduzione del concetto della territorialità sarebbe encomiabile”, osserva la Slc Cgil Calabria. Ma applicare questo criterio a “un servizio decennale, con lavoratori stabilmente allocati sulla commessa nella città di Crotone”, significa trasformarlo “in un licenziamento mascherato”.
Per questo il sindacato annuncia di aver avviato “le procedure per la proclamazione dello stato di agitazione e delle iniziative di sciopero a sostegno della vertenza”, sollecitando “il coinvolgimento delle istituzioni”.






















