Domani (sabato 9 agosto) scioperano i marinai di salvataggio sulle coste riminesi. E la notizia è che la protesta è già riuscita. Prima di iniziare. E solo con una precettazione senza precedenti in altri settori di 200 lavoratori, infatti, che i marinai di salvataggio dovranno salire in torretta per non incorrere in sanzioni. Una decisione accolta criticamente dalla Filcams Cgil di Rimini: “Si materializza così il paradosso per il quale, per effetto di un’esorbitante delibera della commissione Garanzia sciopero del 2012, solo in Emilia-Romagna in caso di sciopero il salvataggio va garantito ogni 150 metri”.

Il sindacato non ha dubbi: “Nei fatti si tratta di un vero e proprio divieto di astensione dal lavoro, a danno della libertà di sciopero che la Costituzione garantisce ad ogni lavoratore.

I motivi dello sciopero

Lo sciopero è stato indetto per l’intero turno di lavoro, e per tutti i dipendenti addetti al salvamento delle imprese balneari. I servizi di salvataggio sulle spiagge della provincia di Rimini sono garantiti da lavoratori stagionali, dipendenti di cooperative, consorzi o imprese balneari, inquadrati con contratto del settore turismo. Si tratta di lavoratori altamente qualificati, che assicurano la sicurezza della balneazione spesso in condizioni difficili e con mezzi insufficienti.

Da due anni, denuncia la Filcams di Rimini, “per dare un’apparenza di maggiore sicurezza (nei fatti), è stata eliminata la pausa del servizio nelle ore centrali della giornata, garantendo però solo un presidio dimezzato. Ogni bagnino di salvataggio si trova così a dover vigilare su uno specchio d’acqua doppio (300 metri invece dei 150 di norma previsti), con evidenti rischi per la sicurezza di bagnanti e soccorritori”.

Filcams “è favorevole all’estensione dei servizi di salvataggio, ma a condizione che ciò avvenga seriamente, senza gravare sui lavoratori né mettere a rischio la sicurezza dei turisti. Per questo motivo è stato proclamato lo sciopero di sabato 9 agosto: per chiedere condizioni che garantiscano davvero la sicurezza della balneazione e per dire no alle speculazioni economiche sul demanio pubblico”.

Il sindacato si dichiara disponibile da subito ad aprire un confronto istituzionale, per approfondire le proposte in campo e giungere – attraverso un accordo – a una gestione diversa e più responsabile del servizio di salvamento. Un confronto che però richiede la giusta attenzione da parte delle istituzioni locali.

L’assenza delle istituzioni locali

Continua la nota: “Dispiace – ma purtroppo non sorprende – constatare che, mentre prosegue la campagna di assemblee sindacali, dalla politica e dagli amministratori locali arrivi un silenzio assordante, anche da parte di chi, in campagna elettorale, aveva promesso attenzione al tema del salvataggio”. Eppure “si tratta di una questione che riguarda l’intera collettività. Del resto, nella lunga storia del salvamento sulle coste riminesi, non è la prima volta che i marinai di salvataggio si fanno carico in prima persona di battaglie a favore dell’interesse generale: dal 1964, quando erano ancora dipendenti delle aziende di soggiorno, alla lotta per la gestione pubblica del servizio negli anni Settanta, fino alle rivendicazioni più recenti su contratto e durata della stagione di salvamento”.

Effetti paradossali

Tornando alla precettazione, la Filcams ne denuncia gli effetti paradossali: “Nonostante la commissione Sciopero imponga 150 metri di specchio d’acqua da sorvegliare per garantire il servizio pubblico essenziale, sabato in pausa pranzo saranno comunque 300  e perciò non sarà salvaguardato il limite minimo imposto dalla norma”.

Tutto questo perché la Capitaneria ha imposto un sistema “senza adeguato confronto con lavoratori e imprese; a riprova che questo sistema di vigilanza sia da superare già a partire dal 2026”.

La Filcams propone dunque di intervenire reintroducendo “l’interruzione del servizio in pausa pranzo o (come da noi auspicato) introducendo la sorveglianza almeno dalle ore 9.30 alle ore 18.30 senza interruzione ein maniera piena; servono in quest’ultima ipotesi volontà politica e investimenti da parte delle imprese balneari, che devono decidersi a sedersi ad un tavolo per riscrivere insieme un moderno contratto integrativo provinciale, che risponda alle esigenze di oggi e del turismo riminese”.

La Filcams impugna la precettazione 

In ogni caso per la Filcams la precettazione è stata notificata senza il rispetto dei termini previsti dalla norma, ossia solo mercoledì 6 agosto e le imprese hanno inviato le comunicazioni di legge il giorno successivo. Per queste ragioni “Filcams Cgil impugnerà i provvedimenti di precettazione adottati dalla Prefettura e dalle imprese, riservandosi altresì di tutelare legalmente le prerogative sindacali e dei lavoratori lese”.

La mobilitazione

Nei prossimi giorni partirà una campagna d’informazione rivolta anche ai turisti, chiedendo massima solidarietà. "Oggi si tratta di garantire con serietà la sicurezza sulle spiagge della provincia di Rimini. Per questo Filcams Cgil invita cittadini, turisti e associazioni a unirsi ai marinai di salvataggio in un corteo di protesta, che si terrà sabato 9 agosto a partire dalle ore 12.30, con partenza da Rimini, bagno 36-37 (Bounty) e arrivo a piazzale Boscovich.