Un colpo durissimo per l’economia e l’occupazione di Rieti. A fine gennaio la Etatron, azienda produttrice di pompe di dosaggio, presente nel distretto industriale da più di 20 anni, ha annunciato (in un incontro nella sede di Federlazio) la chiusura. La società occupa 15 lavoratrici e lavoratori, e fortissima è la preoccupazione dei sindacati per il loro futuro.

La posizione dei sindacati

“Nonostante gli incontri fatti non si è trovata ancora una soluzione, il rischio concreto per tutti è di rimanere senza lavoro”, commentano Luigi D’Antonio (Fiom Cgil Rieti Roma Eva), Vincenzo Tiberti (Fim Cisl Roma Rieti) e Franco Camerini (Uilm Uil Rieti).

“Vogliamo ricordare – proseguono gli esponenti sindacali – che il settore delle pompe di dosaggio nel nostro territorio è un settore importante. Dà lavoro a centinaia di persone della provincia, con aziende di livello internazionale che competono sul mercato mondiale con risultati importanti, come più volte raccontato anche sui mezzi di comunicazione”.

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ll territorio reatino, infatti, è stato definito più volte la “pump valley”, proprio per la presenza delle più grandi aziende del settore. “È proprio per questo che la notizia della chiusura della Etatron è stata un fulmine a ciel sereno”, aggiungono i tre dirigenti: “Riteniamo che la soluzione a questa vertenza vada e possa essere ricercata all’interno del territorio, viste anche le professionalità che hanno sviluppato le lavoratrici e i lavoratori in tutti questi anni di lavoro nel settore delle pompe di dosaggio”.

D’Antonio, Tiberti e Camerini evidenziano che “il territorio non può permettersi di perdere professionalità e occupazione, viste anche le esperienze passate”. Lanciano dunque un appello alle istituzioni “per trovare insieme una soluzione: le condizioni potrebbero esserci tutte, basterebbe solo la volontà dell’azienda e delle associazioni datoriali a favorire il tutto”. E rimarcano che in assenza di risposte immediate metteranno in campo “tutte le iniziative che sono prerogativa delle lavoratrici e dei lavoratori per rivendicare il loro diritto al lavoro”.