Quando si verificano incidenti come quelli della stazione di Brandizzo esistono colpe individuali, certo, ma anche responsabilità dell’azienda. Per garantire sicurezza dei lavoratori, ma anche di passeggeri e cittadini, occorre abbandonare la logica del massimo profitto e del massimo ribasso, ridurre l’utilizzo degli appalti e modificare l’organizzazione del lavoro. Ne parliamo con Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte.

È appena arrivata la notizia che la Procura di Ivrea ha riscontrato “gravi violazioni nella procedura sulla sicurezza” tanto che i lavoratori non avrebbero dovuto trovarsi sul posto dove sono stati investiti. Questo è quello che emerge dai primi accertamenti sull'incidente dell'altra notte. Per questo la Procura sta valutando l'ipotesi di dolo eventuale per i reati di disastro ferroviario e omicidio plurimo. Insomma, possiamo proprio dire che questa strage si poteva e si doveva evitare...
Sì, assolutamente. È chiaro fin dall'inizio che questa strage si poteva e si doveva evitare. Al tempo del digitale, alla vigilia dell'intelligenza artificiale, non esiste che un treno passi dove dei lavoratori operano. Però io ci tengo a dire che, al di là delle responsabilità penali che individuerà la magistratura, c'è una responsabilità che non può non essere attribuita a chi organizza i processi produttivi, in questo caso il processo della manutenzione della rete ferroviaria. E questa responsabilità non può non essere attribuita all'impresa Rfi: c'è qualcosa che non ha funzionato nel processo produttivo della manutenzione e c'è qualcosa che non ha funzionato nelle garanzie di sicurezza e nei rapporti con le imprese di subappalto.

E, peraltro, per come è stata la modalità dell'incidente, in realtà poteva finire anche peggio
Ma sì, penso che sappiamo tutti che i rischi potevano andare ben oltre. Se quel treno fosse deragliato, avrebbe travolte delle abitazioni, visto che quel tratto di linea passa in mezzo alle case. Potevano esserci conseguenze molto più gravi, come purtroppo è avvenuto in altri casi. Quindi io penso che ci sia qualcosa che vada cambiato nei modi in cui è organizzato quel processo produttivo e organizzativo. Così come andrebbe cambiato il rapporto coi lavoratori e le lavoratrici del subappalto che ovviamente, perché è questa la logica dei subappalti, sono costretti a lavorare di corsa. Spesso vengono da percorsi di precarietà, di solito vengono retribuiti con salari più bassi della media o di chi opera nelle manutenzioni dirette. Siamo ormai arrivati al limite. La logica è sempre quella del massimo ribasso per garantire il massimo profitto e alla fine restano i lavoratori con la loro vita e con i loro corpi, e quando si arriva alla vita, ai corpi, si rischia di perderla.

Fermiamoci un momento su questo punto. È vero che questi cinque lavoratori erano dipendenti di una ditta altra da Rfi, ma è Rfi che fa i capitolati d'appalto e sia i costi che le procedure sono nei capitolati d'appalto.
Sì, così come nei capitolati d’appalto ci sono anche i meccanismi di controllo e di verifica. Questa strage non è una fatalità, ha delle responsabilità che, al di là di quelle penali, non possono che essere nel modo in cui l'azienda si organizza, costruisce questi capitolati, individua le imprese e anche in come le imprese trattano i lavoratori. Se l’azienda appaltatrice deve eseguire un lavoro in due o tre ore perché gli hanno tagliato i tempi, altrimenti paga delle penali, ad esempio, cosa che succede non solo in quel comparto, è ovvio che si invitano i lavoratori a correre. Questo  modo di procedere deve cambiare a tutela dei cittadini, dei passeggeri e a garanzia dei lavoratori che operano, che siano edili o dipendenti di Rfi. Trovo sia una grave leggerezza del ministro Salvini parlare di errore umano. Quasi che si voglia attribuire la colpa a chi è vittima, ai lavoratori che sono caduti su quella massicciata, non aspettandosi che un treno li investisse. Come non penso possa bastare dal punto di vista sindacale, che la magistratura individui la responsabilità penale di singoli o di alcuni ingranaggi nel sistema di organizzazione della manutenzione di Rfi. Penso che ci sia una responsabilità dell'azienda, dell'impresa committente, che deve dare un segnale di cambiamento.

Proprio il ministro dei Trasporti a luglio ha fatto saltare uno sciopero dei lavoratori delle ferrovie, guarda caso uno sciopero indetto per chiedere maggiore sicurezza.
Ci auguriamo che Salvini conosca il pentimento, visto che si dichiara credente. Quella precettazione si dimostra essere stato un gesto ostile a un'esigenza di sicurezza che è palese. Ci sono quasi 1.800 cantieri in subappalto, i subappalti sono stressati sui tempi di lavoro, sul rischio delle penali e le procedure di sicurezza non sono così solide. Credo che Salvini abbia impedito ai lavoratori di aprire una vertenza sulla propria sicurezza, in qualche modo si è frapposto alla tutela della salute di quei lavoratori e, indirettamente, della nostra comunità. 

Oggi esistono una serie di tecnologie, ne facevi riferimento anche tu, che consentirebbero una maggiore sicurezza. È accettabile che queste tecnologie, dai sensori ai visori, Rfi le abbia posizionate solo sulla linea ad alta velocità e non sulle altre linee?
C'è chiaramente una scelta: sostenere la sicurezza sulle linee più redditizie, lasciando le altre indietro rispetto a questo processo di innovazione. È una scelta di politica aziendale che, al di là della programmazione dei tempi che uno si può dare, è assai discutibile. Peraltro, nei piani industriali di Rfi è capitato di leggere che loro stessi riconoscono che il 40% delle linee sono obsolete, ma nello stesso tempo dicono che deve passare più trasporto merci proprio su quelle linee. E allora mi chiedo: se si riducono i tempi di intervento delle imprese di subappalto, e contemporaneamente si ha la consapevolezza dell’obsolescenza della rete, sembra che la mano destra non sappia cosa fa la mano sinistra. E a pagare l’assenza di coerenza sono i lavoratori. Oggi è toccato agli edili in appalto, se il treno fosse deragliato sarebbe toccato ai macchinisti, e forse agli abitanti delle case limitrofe ai binari. La magistratura accerterà le responsabilità individuali, dimostrerà dove le procedure non hanno funzionato. Quel che è chiaro che questo sistema non funziona perché l'eccesso di precarietà e di subappalti determina una competizione al ribasso.

Lunedì prossimo 8 ore di sciopero a Vercelli...
La scelta dello sciopero a Vercelli è una scelta di responsabilità verso una comunità che ha avuto morti che non dovevano esserci. La maggioranza erano infatti residenti in quella provincia, e lì ha la sede l'impresa subappaltatrice. E quindi le 8 ore di sciopero unitario saranno accompagnate da una marcia silenziosa che in queste ore vede una sensibilità che sta andando oltre la nostra Regione – ricevo telefonate da pensionati della Lombardia, dalle strutture dell'Emilia Romagna – che si sta allargando a tutto il Piemonte. Così ci sarà lo sciopero unitario di 8 ore di tutti i lavoratori dell'edilizia e quello dei trasporti promosso da Cgil e Uil. Dobbiamo provare a fermare questa carneficina, non so definirla in altro modo. Dobbiamo chiedere più ispettori, più ispezioni. Voglio ricordare che abbiamo indicato 25 aziende piemontesi da ispezionare e in alcune di queste si sono verificati incidenti proprio mentre vi erano gli ispettori, a dimostrazione di quanto avessimo ragione a denunciare violazioni e insufficienze rispetto alla sicurezza. Abbiamo bisogno che ci sia un'azione preventiva fatta anche di ispezioni e di aumento di ispettori, fatta di una sensibilità alla sicurezza che non può durare solo finché vive l’emotività, che non può finire con l'individuazione degli errori umani, che non può concludersi solo col lavoro della magistratura, ma che deve determinare cambiamento nell'organizzazione del lavoro, nelle condizioni di lavoro, nei contratti di lavoro. Cioè c'è bisogno di una riscossa del lavoro e di un ritorno alla sicurezza.