La vicenda ha certamente i tratti del paradosso: in una fase in cui in cui la tutela ambientale, la manutenzione del territorio, lo sviluppo sostenibile sono (almeno a parole) considerate priorità per l'Italia, c'è il rischio concreto di veder morire un'azienda pubblica come Sogesid (società in house del ministero dell'Ambiente e del ministero dei Trasporti, ma al 100% di proprietà del Mef), che si occupa, appunto, di salvaguardia delle risorse idriche, bonifiche dei siti inquinanti, gestione del ciclo dei rifiuti e contrasto al dissesto idrogeologico.

Le ragioni che hanno portato oggi, 10 luglio, la Rsu di Sogesid a proclamare l'ennesimo sciopero che coinvolge i circa 500 lavoratori della società (con annesso presidio sotto il Mef, dalle ore 10.00) stanno proprio in questo paradosso, ovvero nella "progressiva dismissione del rapporto tra Sogesid e ministero dell'Ambiente”, come si legge nella lettera di proclamazione dello sciopero di 8 ore.

“Ci sono una serie di interventi normativi e di annunci del ministro che lasciano intendere che Sogesid perderà progressivamente, da qui al 2024, le sue attività – spiega Lorenzo Attimonelli, segretario della Filctem Cgil di Roma e Lazio – ma questo significherebbe non solo mettere a rischio centinaia di posti di lavoro, ma anche dispendere un enorme patrimonio di competenze e una professionalità di altissimo livello, riconosciuta anche a livello internazionale”. Per la precisione parliamo di 530 lavoratori, di cui 464 a tempo indeterminato, assunti nel 2015, con procedure pubbliche per titoli ed esami, dopo anni di precariato, in gran parte laureati.

L'obiettivo dello sciopero, dunque, è in primo luogo ottenere il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, salvaguardando esperienze e competenze maturate in anni di lavoro. “Dobbiamo registrare che, a distanza di molti mesi dal primo sciopero, tutti gli attori responsabili del destino e del futuro della Sogesid hanno sostanzialmente disatteso gli accordi o si sono resi latitanti – afferma ancora Attimonelli – Da una parte, infatti, c'è l'atteggiamento del ministero dell'Ambiente, che rifiuta qualsiasi confronto con il sindacato e le Rsu di Sogesid, e sorprende per la sua latitanza irrispettosa per quei lavoratori che da anni svolgono quotidianamente attività al suo interno.Dall'altra c'è il Mef, azionista unico della Sogesid, che, insieme al Mise, deve assumere iniziative concrete idonee a garantire livelli occupazionali, competenze e continuità delle politiche ambientali del Paese”.