È una delle più importanti realtà italiane della sanità privata specializzata in riabilitazione delle persone con disabilità, soprattutto bambini e ragazzi: in sei regioni con 28 strutture e 2.400 dipendenti, il 50 per cento dei quali in Lombardia, non si limita alla cura, è impegnata nella ricerca scientifica attraverso due istituti, e nella formazione. L’Associazione La Nostra Famiglia ha sempre applicato il contratto della sanità privata, l’Aris, a cui aderisce. Fino a gennaio. Quando senza preavviso ha mandato una lettera a tutti, comunicando che ne avrebbe applicato un altro, peggiorativo: l’Aris per Rsa e centri di riabilitazione, che prevede 38 ore settimanali anziché 36 e una retribuzione inferiore, che può arrivare anche a 3-400 euro in meno al mese.

Da allora questi lavoratori e lavoratrici si ritrovano a combattere due battaglie che si intrecciano: quella nazionale per il rinnovo del contratto della sanità privata, scaduto da 14 anni, una mobilitazione che vede oggi, 24 agosto, e lunedì prossimo presidi di protesta a Roma e in tantissime città con i sindacati di categoria Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, un rinnovo sottoscritto a giugno dagli imprenditori delle associazioni Aris e Aiop, ma mai firmato in via definitiva; e la loro, per il cambio unilaterale del contratto, per la quale in Lombardia c’è un presidio permanente.

“A detta della dirigenza, le motivazioni della modifica sono di carattere economico-finanziario – spiega Catello Tramparulo, di Funzione pubblica Cgil Lecco –. Ma dalle verifiche che abbiamo effettuato sui bilanci, il costo del personale non è la causa dei problemi dell’ente. Con Cisl Fp e Uil Fpl ci siamo resi disponibili a discutere il piano aziendale per il rilancio dell’Associazione, partendo però dai veri fattori di sofferenza evidenziati dai numeri”. Sono iniziate subito le richieste e le rivendicazioni, ma per intavolare confronti e discussioni i sindacati hanno preteso la sospensione della modifica unilaterale del contratto. Una volta ottenuta (ma solo per i dipendenti a tempo indeterminato), è partita la trattativa.

“Dai bilanci risultano punti di criticità dove La Nostra Famiglia ha perdite economiche – prosegue Tramparulo -. Ma quello che vogliono i dirigenti è fare cassa, risparmiando sui lavoratori, e cioè applicando un contratto meno oneroso per loro e meno favorevole per noi. Dopo la proclamazione dello stato di agitazione e decine di incontri, siamo arrivati a un verbale di accordo che dice che ci rivediamo il 14 settembre. Se non si conclude niente, passeremo allo sciopero”. Intanto, a Bosisio Parini (Lecco), sede principale dell’Associazione e dell’Ircss, anziché fare la pausa pranzo i lavoratori sono in presidio tutti i giorni. Nel video, le testimonianze di alcuni di loro, delusi e traditi dal comportamento di un’azienda che non è più la “loro famiglia”.

(Video testimonianze a cura di Flavio Concil)