Dopo oltre due mesi di trattativa giovedì 15 giugno è stato raggiunto, alla presenza del ministero del Lavoro, l’accordo sulla procedura di licenziamento avviata da Microsoft Italia alla fine di aprile. L'accordo prevede, anzitutto, la riduzione degli esuberi, che passano dagli iniziali 43 a 32. L'adesione dei lavoratori al programma incentivato di uscite sarà volontaria, come unica opzione per operare i licenziamenti.

Previsto un incentivo all’esodo, da un minimo di 15 a un massimo di 27 mensilità lorde, cui aggiungere 8 mila euro per quei lavoratori che non hanno premialità individuali nella valorizzazione della mensilità di incentivo. Stabilito anche un programma di outplacement che aiuterà le lavoratrici e lavoratori coinvolti a ricollocarsi.

"Il valore di questo accordo sta in diversi elementi' affermato Federico Antonelli (Filcams Cgil nazionale): 'Il primo è la condivisione e la partecipazione di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori di Microsoft alla costruzione delle soluzioni negoziali. Nel corso delle assemblee con le lavoratrici e i lavoratori, organizzate successivamente a ogni incontro con la direzione, abbiamo potuto registrare la presenza di tutti, e non soltanto di chi si sentiva coinvolto dal programma di licenziamento".

Un ulteriore valore, prosegue Antonelli, è stato la definizione di "un sistema di incentivi che ha tenuto conto di più elementi: esperienza maturata in azienda ed età anagrafica, che sono state coniugate con la professionalità e il sistema premiale individuale, il tutto associato a un importo utile a dare sostegno anche a chi quel sistema premiale non aveva accesso'.

La Filcams, insieme a Fisascat e Uiltucs, ha criticato fortemente la scelta della multinazionale di aprire questa procedura e reputato, in accordo con le rappresentanze in azienda, che le motivazioni su cui "la società aveva aperto la procedura non fossero accettabili: un semplice calo dei profitti, rimasti comunque molto elevati, non può essere motivo per licenziare qualcuno".

Il responsabile sindacale così conclude: "Il fatto di aver definito un accordo sulla sola base della scelta volontaria dei lavoratori, sancisce il principio che non si licenzia perché si guadagna meno. Il rapporto che si è creato tra lavoratrici, lavoratori, rappresentanti sindacali e organizzazioni sindacali deve restare una base su cui costruire partecipazione all’interno di questo colosso dell’informatica".