Venerdì 14 giugno sarà il giorno dello sciopero generale dei metalmeccanici, proclamato unitariamente da Fiom, Fim e Uilm: le tute blu si fermano per otto ore con tre grandi manifestazioni nel Paese, al Nord, Centro e Sud. Questa è la decisione emersa al termine degli esecutivi unitari svolti oggi (2 maggio) a Roma. Nel dettaglio, le manifestazioni si terranno a Milano con il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli; a Firenze con il leader della Uilm Rocco Palombella; a Napoli con il segretario generale della Fiom, Francesca Re David. Si tratta del primo sciopero generale unitario dopo dieci anni: i sindacati tornano in piazza insieme per il lavoro e lo sviluppo, per il rilancio del settore metalmeccanico di fronte a un governo che riceve una netta bocciatura. Da domani iniziano le assemblee nei luoghi di lavoro per illustrare la protesta.

"Con la nostra mobilitazione vogliamo affermare la centralità del lavoro e la necessità di una vera politica industriale". Lo ha detto Francesca Re David, in conferenza stampa. "In questi anni abbiamo assistito a un impoverimento dei lavoratori e allo stesso tempo ad un attacco ai diritti", ha ricordato, a cui si è aggiunta "la mancanza di politiche e investimenti pubblici, che sono volano di quelli privati, di cui non c'è traccia". Re David ha criticato anche "la corresponsabilità delle aziende che non investono", ricordando che "il ruolo del governo delle imprese è fondamentale". Il tema dell'iniziativa quindi "è la centralità del lavoro in questo Paese": l'intesa per la mobilitazione unitaria tra i sindacati di categoria è stata raggiunta proprio "sui contenuti dello sciopero".

Così Rocco Palombella (Uilm): "Abbiamo discusso a lungo e deciso che era necessario in questo momento far sentire la protesta dei metalmeccanici tutti insieme, dinanzi alle esigenze di un Paese fermo". Sulla stessa linea Marco Bentivogli (Fim): "Dopo più di un anno dall'insediamento del governo il nostro giudizio è assolutamente negativo, tutte le misure - dalla legge di bilancio ai decreti dignità e crescita - stanno mortificando l'Italia del lavoro".

Sono molte le ragioni dello sciopero. "L'orientamento e alcune scelte del governo sui temi relativi al mondo del lavoro, delle imprese industriali e dei giovani rischiano, in una situazione di recessione come quella che si sta profilando, di accentuare una condizione economica, sociale e industriale difficile e dalle prospettive particolarmente critiche". Un esecutivo, per i sindacati, non in grado di rispondere alle trasformazioni che stanno investendo le imprese metalmeccaniche. Una situazione nera confermata dagli ultimi dati: "La produzione industriale è in ribasso del 5,5%, si tratta della diminuzione tendenziale più forte dal 2012 e nel mese di dicembre gli ordini crollano del 7%".

Il governo e le aziende devono riconoscere il ruolo dei lavoratori. I sindacati invitano il governo "ad adottare politiche mirate a contrastare delocalizzazioni e chiusure di stabilimenti, a partire dal Mezzogiorno ancora una volta duramente colpito dalla crisi, e a sostenere i buoni motivi per attrarre investimenti industriali". Vanno rafforzati i vincoli della responsabilità sociale delle imprese verso i lavoratori e il territorio. È necessario investire per creare impiego per i giovani disoccupati, attraverso il consolidamento di settori strategici e con incentivi per l'ecosostenibilità del sistema industriale.

Per Fiom, Fim e Uilm "le politiche pubbliche devono concentrarsi su ciò che crea lavoro, sull'occupazione, sulla qualità e la dignità del lavoro. In questo contesto misure come il reddito di cittadinanza non possono essere sostitutive di questo impegno, e soprattutto non possono essere il solo strumento di lotta alla povertà". Bocciato anche il decreto dignità, che non ha prodotto i risultati sperati: "sui lavoratori continuano a scaricarsi gli effetti della precarietà" e aumenta il ricorso alle prestazioni occasionali, contratti intermittenti e part-time involontario. Quota 100 è un provvedimento che non convince: "Non modifica strutturalmente la legge Fornero", dicono, è una misura temporanea di tre anni che lascia il sistema previdenziale iniquo. Non ci sono risposte per turnisti, lavori gravosi, giovani e donne, lavori di cura e discontinuità contributiva. Per queste ragioni sulla previdenza "continueremo a chiedere un cambiamento".

Fiom, Fim e Uilm vanno allo sciopero con le loro richieste rivolte al governo e al sistema delle imprese. Tra queste c'è la riduzione delle aliquote Irpef sul lavoro dipendente, l'aumento dei salari, l'incremento di investimenti pubblici e privati nei settori strategici e la reindustrializzazione delle aree in crisi, con piani di sviluppo territoriale che garantiscano l'occupazione. Poi i sindacati chiedono l'impegno comune al confronto in sede Ue per detrarre gli investimenti dai vincoli comunitari, lo sviluppo di infrastrutture energetiche, digitali e dei trasporti, la crescita della filiera manifatturiera collegata alla mobilità ecocompatibile di persone e merci.

Le tute blu ribadiscono "il contrasto alla controriforma degli appalti" e chiedono "un investimento straordinario nella salute e sicurezze delle persone e del territorio". Inoltre è essenziale arrivare a leggi per l'applicazione erga omnes dei contratti e la rappresentanza dei lavoratori, recependo gli accordi interconfederali e di categoria. Uno sciopero, quello dei metalmeccanici, che si pone in continuità con la mobilitazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil del 9 febbraio.

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