Ci voleva la più grave crisi sanitaria della storia recente per rimettere al centro del dibattito pubblico i metalmeccanici. Loro, che erano scomparsi, dati quasi per estinti, una categoria del ventesimo secolo, travolta dall'onda della rivoluzione digitale. E invece eccoli qua, in carne e ossa, indispensabili a quanto pare, tanto da non potersi fermare neanche per due settimane.

“Le uniche produzioni che sono davvero ferme sono quelle dove nei giorni scorsi siamo riusciti a fare accordi a livello territoriale o aziendale – spiega a rassegna.it Michele De Palma, della segreteria nazionale della Fiom Cgil –, mentre il decreto di ieri del governo ha cambiato ben poco la situazione, anzi, in certi casi, come nel settore dell'aerospazio, il decreto ha persino allargato le maglie, inserendo tra quelle essenziali produzioni che oggettivamente lo sono ben poco”.

Un decreto che la Fiom ha criticato apertamente anche perché “non è necessario produrre a ciclo continuo e riempire i magazzini di cose che poi non possono neanche essere vendute”. E, allora, sono arrivati gli scioperi. Molti a livello aziendale, altri su interi territori o settori, come per aerospazio e difesa, dove Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato 8 ore di astensione per la giornata di oggi, lunedì 23 marzo. In Emilia Romagna e Toscana lo stop, per tutti i metalmeccanici, è stato esteso anche a domani, martedì 24 marzo. “In una situazione simile – hanno spiegato i sindacati delle tute blu – nessuno si deve sentire obbligato a lavorare se non si sente sicuro”.

Mercoledì 25 marzo sarà invece la volta della Lombardia, regione epicentro del disastro. Fim, Fiom e Uilm regionali spiegano di aver proclamato lo sciopero perché non ritengono giusto l'allargamento eccessivo delle produzioni considerate essenziali nel decreto del presidente del Consiglio che “contemporaneamente – aggiungono i tre sindacati lombardi – ha assegnato alle imprese una inaccettabile discrezionalità per continuare le loro attività con una semplice dichiarazione alle prefetture”.

In tutta questa oggettiva confusione, a gestire pressioni, paure e stress ci sono loro, i rappresentanti sindacali dei posti di lavoro, le Rsu. “I nostri delegati stanno facendo un lavoro incredibile, mettendo sempre al centro salute e sicurezza non solo di chi lavora, ma dell'intera collettività – sottolinea ancora ai nostri microfoni Michele De Palma –. Lo hanno fatto con gli accordi, applicando il protocollo, oppure con gli scioperi, laddove la prima via non era praticabile. Sarebbe stato e sarebbe ancora impossibile governare questa situazione senza di loro, la nostra intelligenza collettiva”.