"Quella che regola i rapporti di lavoro del personale di Rsa e centri di riabilitazione è una vera e propria discriminazione rispetto a chi svolge la stessa professione in altri servizi pubblici". A dirlo sono i segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio (Giancarlo Cenciarelli), Cisl Fp Lazio (Roberto Chierchia) e Uil Fpl Roma e Lazio (Sandro Bernardini), annunciando una protesta a Roma oggi (lunedì 6 dicembre), dalle 9 alle 12 sotto alla sede di Confindustria, e il 10 dicembre (sempre dalle 9 alle 12) davanti alla Cei, ed evidenziando che "le parti datoriali, riconducibili alle loro rappresentanze laiche e religiose Aris e Aiop, dopo il difficilissimo percorso per arrivare al contratto della sanità privata lo scorso anno, continuano a non voler aprire il confronto per riscrivere il ccnl e a nascondersi".

I sindacati rilevano che "sono i lavoratori e le lavoratrici che più sono stati esposti al dramma della pandemia, e che continuano a lavorare in condizioni difficilissime, tra vuoti di organico, turni massacranti ben oltre le norme di legge, spesso contingentati e costretti a rinunciare a ferie e riposi. Sono le persone che si occupano dei più fragili, che nei mesi peggiori della pandemia si sono sostituiti ai familiari anche per fornire quel conforto umano che era negato, che si continuano a veder togliere diritti e avanzamenti salariali, nel pieno disinteresse dei loro datori di lavoro".

Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio sottolineano che "come per l'intero sistema di accreditamento, sulle Rsa e sui centri di riabilitazione, lasciati nella pressoché totale gestione all'imprenditoria privata accreditata, le istituzioni devono farsi carico di intervenire e fare pressione perché le trattative, bloccate da oltre un anno, si avviino. E se questo vuol dire rivedere il sistema degli accreditamenti a livello regionale, o valutare la compensazione economica di una parte dei costi del rinnovo, come è accaduto per la sanità privata, è il momento di farlo. Va superata la vergogna di un contratto che già nel 2012 era un passo indietro in termini di diritti e salario, che Cgi,l Cisl e Uil si sono rifiutate di firmare".

I sindaacti così concludono: "E' stato lo stesso Papa Francesco a porre l'attenzione sulla necessità di riconoscere il valore di chi nelle Rsa ha dato e continua a dare il massimo per l'assistenza agli anziani e ai più fragili, ed è una vergogna che le imprese collegate al ramo religioso scelgano di ignorare i diritti dei lavoratori, concentrandosi sul profitto".