A come abigeato e come affiliazione. B come beni confiscati, C come campi della legalità ma anche caporalato. D come D’Amelio, la via dell’attentato al giudice Paolo Borsellino. E così via. È “L’Antimafia parola per parola. Conoscere per resistere”, il dizionario ragionato per comprendere le mafie contemporanee edito dalle edizioni LiberEtà, scritto a più mani dallo Spi Cgil, la Rete degli Studenti medi e l’Unione degli Universitari (disponibile qui).

L’obiettivo del libro, si legge nell’introduzione, “è quello di fare cultura antimafia in maniera trasversale, con l’ambizione di parlare alle giovani generazioni e a chi – come gli iscritti e gli attivisti dello Spi Cgil – ha contribuito in maniera significativa, anche in prima persona, a conquistare importanti diritti civili e sociali nel nostro Paese”. Da qui l’importanza fondamentale di ripartire dalle parole.

Un intreccio virtuoso di forze

Il dizionario, con le illustrazioni di Miriam Balli e il progetto grafico di ff3300, nasce da un virtuoso intreccio tra forze e generazioni diverse: hanno contribuito alla stesura esperti, docenti universitari, sindacalisti, formatori, giornalisti, attivisti dell’antimafia sociale, magistrati, avvocati, storici, e operatori del terzo settore. Si tratta di uno strumento a disposizione di tutti, che vuole raccontare le mafie in modo semplice e divulgativo.

L’impegno contro le mafie viene da lontano. Come ricorda lo stesso Spi presentando il progetto: “Erano gli anni Novanta quando per la prima volta in Italia nasceva un movimento antimafia dal basso come reazione alle efferate stragi di Capaci e via D’Amelio. Sorgeva soprattutto tra tanti giovani, che per la prima volta capivano quanto la lotta alle mafie dovesse necessariamente passare anche per una presa di coscienza collettiva e per una mobilitazione sociale in grado di reagire agli eventi”.

Tanti giovani contro le mafie

Dopo decenni, la richiesta di cambiamento che viene avanzata alla politica e al Paese giunge di nuovo dal basso: “Arriva da tante ragazze e ragazzi che frequentano le scuole superiori e le università, da tante giovani lavoratrici e tanti giovani lavoratori, dalle associazioni del terzo settore che si battono quotidianamente per la legalità come giustizia sociale”. Insieme a loro, le cooperative che operano sui beni confiscati e ovviamente il sindacato, la Cgil da sempre in prima linea.

Sfogliando le pagine del dizionario, ritroviamo gli elementi più duri e spietati che caratterizzano la criminalità organizzata. Un esempio per tutti, alla voce “omertà”: “La cosiddetta legge del silenzio che vige nelle organizzazioni criminali e che richiede di mantenere riserbo assoluto sull’esistenza dell’associazione, sui suoi componenti e sulle attività illecite svolte”. Così come vengono ripercorse tutte le grandi stragi di mafia che hanno insanguinato l’Italia, descritte e ricordate quindi anche omaggiate, con valore di memoria per le vittime innocenti.

Ma c’è anche il rovescio della medaglia, ossia l’attivismo che costruisce una speranza: tra le parole del dizionario ecco i campi della legalità, la certificazione antimafia, perfino la voce “cento passi” a rievocare la vicenda – che divenne film – di Peppino Impastato.

Dalle parole ai fatti

Il volume è poi impreziosito da alcuni contributi. La segretaria generale dello Spi Cgil, Tania Scacchetti, si sofferma sul valore della partecipazione. Anche gli studenti dicono la loro, il giornalista Daniele Piervincenzi e Luisa Impastato, presidente della Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, firma l’intervento “Democrazia e diritti contro le mafie”: “Il contrasto alle mafie è parte integrante della nostra Storia e del nostro agire quotidiano – scrive -, per questo lottiamo e continueremo a lottare per gli ideali di libertà e pace che la nostra bella Costituzione ci affida”. Perché un dizionario è composto di parole, certo, ma le parole servono proprio per passare ai fatti.

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