Nel 2024 i rapporti di lavoro attivati in Puglia aumentano di 27mila unità rispetto al 2023, ma le persone coinvolte crescono solo di 2.500 unità. Cosa vuol dire? Semplice: gli impieghi sono sempre più precari, visto che il numero medio di contratti per lavoratore e lavoratrice nell’anno è superiore a due.

È la fotografia del mercato del lavoro nella regione che si evince dai dati finalmente complessivi del 2024 pubblicati sulla piattaforma Labour Market Intelligence di Sviluppo Lavoro Italia. Se nel 2023 i rapporti di lavoro attivati erano stati 1.152.907 per 559.296 persone interessate, lo scorso anno le attivazioni sono salite a 1.179.617 e il numero di persone interessate a 652.869, con una media di contratto per lavoratore salita da 2,06 a 2,10. Invariato il numero dei datori di lavoro interessati, 110.633, con una media di 10,6 contratti attivati da ognuno.

Tutte le criticità più volte denunciate dalla Cgil sono confermate, con il focus che deve necessariamente spostarsi sulla qualità del lavoro, che per le sue caratteristiche - forte intermittenza e rapporti part time, prevalenza di settori a basso valore aggiunto – trascina occupazione poco qualificata e salari a stento di sussistenza”, sottolinea la segretaria generale Gigia Bucci.

Le persone se ne vanno

“Che – aggiunge – è la principale ragione per cui dal 2015 abbiamo una media annua di oltre 24 mila cancellazioni per trasferimento di residenza verso altre regioni e 1.600 verso l’estero. In cerca di un lavoro, salari dignitosi e opportunità che consentono di poter spendere le competenze acquisite nei percorsi di studio e formazione”.

Un mercato del lavoro quello pugliese che continua a presentare barriere di genere – solo il 40% delle attivazioni interessa le donne –, che ai giovani ma non solo (il 38% delle attivazioni interessa gli under 35) offre soprattutto impieghi a termine e prevalentemente nei servizi di alloggio e ristorazione, nel commercio e in agricoltura: insieme i tre settori sommano quasi il 50% dei rapporti di lavoro attivati nel 2024. “Settori – ricorda la segretaria della Cgil pugliese – che se si guarda il rapporto dell’Ispettorato nazionale del lavoro, presentano nella nostra regione un tasso di irregolarità che arriva a superare il 70% come accaduto nel terziario”.

Pochi contratti a tempo indeterminato

I contratti a tempo indeterminato sono solo il 6,8% del totale (erano il 7,7 nel 2023) e per il 25,8% sono part time (per le donne il dato sale al 33%). Mentre prosegue la crescita dei contratti di collaborazione che passano dal 3,8 al 4,1% (5,6% per le donne).

Se si guarda allo spaccato degli under 35, i rapporti di lavoro attivati per le donne sono addirittura inferiori al dato che comprende tutte le fasce d’età, fermi al 37,5% e con un divario di 25 punti rispetto agli uomini. E al diminuire dell’età si riducono anche le competenze richieste: se si osserva il dato del skill level, la media puglia per le competenze più alte interessa l’8,2% dei rapporti di lavoro attivati (dato comunque molto basso) e scende al 5,6% per gli under 35. Così come le assunzioni a tempo indeterminato che sono solo il 5,5% del totale (1,3% in meno della media complessiva regionale).

La precarietà del lavoro è un ostacolo alla crescita del Paese così come i salari bassi, questo lo dice non solo la Cgil ma anche la stessa Banca d’Italia. Il tema però non sembra interessare al governo che prosegue in una propaganda su crescita e benessere che cozza con la vita reale delle persone, soprattutto al Sud”, sottolinea Bucci.

Che conclude: “Le imprese aumentano redditività e liquidità ma il potere d’acquisto dei salari indietreggia, e i profitti non vengono reinvestiti in innovazione e qualità. Occorrerebbe invece investire su lavoro qualificato, anche nel terziario, e sostenere una crescita del manifatturiero, affrontando le crisi produttive. Stiamo lavorando a una piattaforma di proposte che sottoporremo a tutte le forze politiche che si candidano alla guida della Regione, perché pensiamo che le prossime elezioni regionali dovranno essere occasione per discutere delle tante criticità sociali ed economiche che vivono le persone e delle proposte per affrontarle”.