Alzare i salari, estendere i diritti, respingere l’attacco al welfare, contrastare una legge di bilancio che non ferma l’impoverimento di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati. Queste le motivazioni degli scioperi di novembre (il primo sarà venerdì 17), indetto da Cgil e Uil per sollecitare un’altra politica economica, sociale e contrattuale.

“Questa mobilitazione non è solo per cambiare la manovra finanziaria, ma per una nuova idea di sviluppo”, ha detto il segretario generale Cgil Maurizio Landini presentando l’8 novembre scorso i molti temi della mobilitazione: “Andiamo in piazza non contro qualcuno, ma per difendere i diritti di tutti, per un Paese che metta al centro il lavoro di qualità e il suo futuro”.

Lavoro, salari e contratti

All’emergenza salariale non c’è risposta: “Il governo – spiega la Cgil – ha annunciato 100 euro in più nelle buste paga, ma si limita a confermare quelle in essere, già falcidiate (in media del 17%) da un’inflazione da profitti e speculazione”.

Pessime notizie anche sui contratti. “Meloni ha dichiarato – ricorda la Confederazione – di voler rilanciare la contrattazione collettiva, ma non stanzia le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere e detassare i rinnovi nei settori privati”. Infine, la precarietà: “Non ci sono interventi per il lavoro stabile, inoltre si reintroducono i voucher e si liberalizzano i contratti a termine”.

Per la Cgil è indispensabile “aumentare stipendi e pensioni, rinnovare i contratti nazionali rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti, abbattere i divari che colpiscono le donne”. Inoltre, occorre “favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato” e intervenire in maniera decisa per “cancellare la precarietà”.

Welfare

Il governo ha detto di voler incrementare la spesa sanitaria, in realtà “continua a indebolire il sistema sanitario nazionale, spingendo cittadini e personale verso la sanità privata”. Ma a essere colpito è l’intero welfare: “Si tagliano le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali (casa, affitti, bollette e povertà) e alla disabilità, nel contempo nulla si mette per la non autosufficienza e il trasporto pubblico locale”.

Il welfare ha bisogno di attenzione e di risorse. “È necessario difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli salariali”, spiega la Cgil, sollecitando l’approvazione di un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici e della conoscenza.

“Occorre inoltre – prosegue la Cgil – finanziare le leggi sulla non autosufficienza e sulla disabilità, aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale e rifinanziare il fondo di sostegno agli affitti”. Ai giovani, infine, bisogna garantire “il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio”.

Pensioni

Cancellare la legge Fornero era la promessa dell’esecutivo, ma non è stata mantenuta. Anzi, la legge viene addirittura peggiorata. Come? “Restringendo – argomenta la Cgil – le già limitate misure di flessibilità in uscita (quota 103, opzione donna, Ape sociale), tagliando i futuri assegni dei dipendenti pubblici e la rivalutazione delle pensioni in essere, stabilendo di fatto dal 2024 le uscite per tutti con 67 anni di vecchiaia, 42 anni e 10 mesi di anticipata (uno in meno per le lavoratrici) e 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo”.

Approvare una “vera” riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero: questa la prima proposta della Cgil. In tema previdenziale, si ribadisce l’impellenza di “garantire la piena tutela del potere d’acquisto in essere” e di introdurre una “pensione contributiva di garanzia per i giovani”.

Politiche industriali

Le politiche industriali sono del tutto assenti dal programma di governo e dalla manovra finanziaria 2023.

“Servono una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico – rimarcano da corso d’Italia – per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal Mezzogiorno”.

Fisco

Il governo “porta avanti una riforma fiscale che, a parità di reddito, tassa salari e pensioni più dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante, dei grandi patrimoni e dei redditi alti e altissimi”. L’esecutivo, inoltre, non tassa gli extraprofitti e “incentiva un’evasione fiscale che, ogni anno, sottrae 100 miliardi di euro alle politiche sociali e di sviluppo del Paese”.

Combattere l’evasione fiscale è al primo punto delle proposte sindacali. “Basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%”, scrive la Confederazione, rimarcando l’urgenza di “indicizzare automaticamente all’inflazione le detrazioni da lavoro e da pensione”.

Tra le ragioni dello sciopero, vi è anche la necessità di “promuovere un fisco progressivo” (con il conseguente secco “no” alla flat tax), di riportare “all’interno della base imponibile Irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse” e di “tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze”.

Politiche di genere, salute e sicurezza, politiche per l’accoglienza

La Cgil sottolinea l’assenza di “investimenti per migliorare la vita e il lavoro delle donne, ma solo tanta propaganda patriarcale e regressiva”. La medesima assenza d’investimenti si registra in materia di salute e sicurezza, nonostante “la strage che si consuma ogni giorno nei luoghi di lavoro”. Nella seconda finanziaria del Governo Meloni, infine, non sono previste risorse per le politiche di accoglienza dei migranti né sono previste misure che se ne occupino.

È essenziale investire sia sulle politiche di genere sia sulle misure per una migliore salute e sicurezza sul lavoro (con particolare attenzione alla formazione e al rafforzamento delle funzioni ispettive e di prevenzione). Sulle politiche di accoglienza, infine, occorre “abbandonare la politica securitaria, a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione, definendo nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti”.