Fibercop, la più importante azienda nel campo dell’infrastruttura di rete, ha annunciato che ridurrà drasticamente lo smart working: dai tre giorni a settimana garantiti oggi a uno solo. “Una scelta regressiva – la definisce la Slc Cgil - che ignora i benefici ottenuti in termini di benessere, qualità della vita e produttività di chi lavora”.

Con questa motivazione le organizzazioni sindacali hanno annunciato lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori, in accordo con Fistel Cisl e alla Uilcom Uil. I primi presidi previsti sono previsti per il 27 e il 28 maggio davanti alla sede di Via Oriolo Romano, a Roma, a partire dalle ore 8.30. Lo sciopero inizierà il 3 giugno fino al 2 luglio. 

"L’azienda ha comunicato il rientro in sede per 4 giorni alla settimana e la cessazione del lavoro full remote per i lavoratori e le lavoratrici affetti da patologie invalidanti. – prosegue la nota – Una decisione grave e antistorica, una scelta alla base della quale non vi è alcun motivo organizzativo davvero comprensibile”. Molte le segnalazioni e le richieste di sostegno giunte al sindacato da parte di persone con figli disabili o con disabilità personali.

" Con questa decisione - afferma la Slc Roma e Lazio, la prima ad avviare la mobilitazione- invece di proiettare l’azienda nel futuro, la riporta a schemi vecchi nei i quali vigeva l’idea che per far lavorare le persone era necessario controllarle. Senza contare le ricadute economiche che avrà sui lavoratori, costretti a percorrere ogni giorno tragitti molto lunghi per raggiungere le sedi di lavoro".

La Slc accusa Fibercop di aver cancellato con un colpo di spugna anni di relazioni sindacali sane e costruttive che hanno prodotto anche modelli avanzati di accordi, tra i quali proprio quello sullo smart working. L’azienda nasce dalla scelta di Tim di cedere l’infrastruttura di rete dettata dalla necessità di ripianare il debito, ma senza un profilo realmente industriale. “Un’azienda che oggi è nel più totale caos organizzativo – conclude la nota - senza un amministratore delegato e nemmeno un piano industriale presentato. L’unica scelta chiara operata fin’ora è quella di penalizzare i lavoratori”.