Tra le molte vertenze ancora bloccate e che restano appese al filo sottile della crisi di governo, una delle più minacciose è quella che riguarda ArcelorMittal. Non c’è solo l'esito del tavolo tecnico sulla situazione dello stabilimento di Taranto che si tiene oggi (28 agosto) fra i rappresentanti del ministero dello Sviluppo economico, l’azienda e i commissari in amministrazione straordinaria. Rimangono ancora troppe le incertezze legate allo stabilimento di Taranto, il cui destino si intreccia con i siti di Cornigliano e Novi Ligure.

Per Gianni Venturi, segretario nazionale e responsabile della siderurgia per la Fiom, resta infatti “necessario sbloccare il decreto imprese che ancora non è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e che introduce per l'ex Ilva una norma che modifica quanto stabilito dal decreto crescita, fissando al 6 settembre il superamento delle esimenti penali per ArcelorMittal”.

A questo si aggiunge poi la necessità di scongiurare il rischio di spegnimento dell'altoforno 2 che “metterebbe in serio pericolo la produzione complessiva a Taranto con le inevitabili ricadute che riguarderebbero almeno un migliaio di lavoratori”.

Sono già 1.700 i lavoratori dell'Ilva in amministrazione straordinaria in cassa integrazione, così come sono 1.400 coloro che dal primo giorno di luglio sono interessati dalla cassa integrazione ordinaria in ragione delle difficoltà del mercato dell'acciaio. “Questa situazione – continua Venturi - rende evidente l'urgenza di decisioni chiare pur in una condizione di particolare delicatezza istituzionale derivante dalla crisi di governo e dai conseguenti sviluppi”.

La Fiom ritene quindi “fondamentale” la convocazione di un tavolo di confronto al ministero dello Sviluppo economico con le organizzazioni sindacali non appena si sarà definito il quadro politico-istituzionale”.