La mobilitazione dei 150 mila lavoratori della sanità privata non si ferma più. Dopo l'Emilia Romagna (28 gennaio) e la Lombardia (30 gennaio), adesso è il turno della Campania. Si tiene infatti oggi (giovedì 31 gennaio) a Napoli la manifestazione di infermieri, tecnici sanitari e operatori socio-sanitari del settore, convocata da Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl per chiedere ad Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari) e Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ben 12 anni. L'appuntamento è alle ore 11 sotto la sede dell'Aiop Campania (in via Riviera di Chiaia 105). La trattativa è iniziata nel luglio 2017, da allora si sono tenuti ben 16 incontri, ma l’accordo ancora non c’è. Il confronto con Aris e Aiop va avanti con grande difficoltà, con i datori di lavoro sordi alle richieste sindacali, in particolare sulla parte economica.

“Mentre le proprietà continuano a intascare profitti senza un vero e proprio rischio d’impresa, lavorando sulla base di una programmazione certa, ai loro dipendenti viene negato il rinnovo del contratto”, spiegano i sindacati regionali, ricordando che in Campania il personale delle oltre 100 strutture aderenti ad Aiop ed Aris garantisce prestazioni diagnostiche, visite specialistiche e assistenza qualificata, soddisfacendo circa il 50 per cento del fabbisogno sanitario regionale. “Dal 2007 questi lavoratori non hanno visto alcun aumento del valore del lavoro svolto quotidianamente per garantire servizi pubblici ai cittadini”, proseguono: “Di contro, è aumentato il costo della vita, sono aumentate le tasse e vengono richieste sempre maggiori competenze, professionalità e, soprattutto, responsabilità, con l’obbligo dell’iscrizione agli ordini professionali e la copertura assicurativa per colpa grave”.

Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl denunciano, inoltre, la disparità di trattamento con i lavoratori del settore pubblico, che hanno beneficiato del rinnovo del contratto collettivo nazionale: “Un dumping contrattuale a esclusivo beneficio dei datori di lavoro”. A ciò si aggiunge la quasi totale assenza di contrattazione integrativa. “In sei mesi – concludono i sindacati – la controparte aziendale non ha inteso affrontare il tema economico del rinnovo del contratto. Pertanto, se non arriveranno proposte concrete entro il mese di gennaio, metteremo in campo tutte le azioni per ripristinare il diritto violato a una giusta ed equa retribuzione”.