“La difficile fase politica ed economica che vive il Paese e le incertezze legate alle inconsistenti risposte che il governo sta realizzando sul versante economico e sociale, stanno aggravando le già difficili condizioni dei lavoratori e dei pensionati, rendendo ancora più incerta la prospettiva occupazionale in particolare per i giovani e le donne, e non possono certo tranquillizzare gli ultimi dati Istat. Questa condizione si acuisce ancor più nel Mezzogiorno d’Italia sempre più penalizzato da politiche non inclusive che accentuano l’emarginazione, le povertà e le disuguaglianze. Per questa ragione vogliamo lanciare una campagna straordinaria di assemblee sui luoghi di lavoro e nei territori, occasioni di ascolto e di informazione su quelle che sono le nostre proposte programmatiche su lavoro, diritti, sviluppo, investimenti, ambiente, tutele sociali, cultura dell’accoglienza, autonomie regionali, difesa dei soggetti più deboli”. È quanto annunciato questa mattina dal segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, nel corso del comitato direttivo svoltosi questa mattina a Bari, presente il vice segretario generale della Cgil, Vincenzo Colla.

Il segretario ha quindi aggiunto: “Il governo maschera con la propaganda il fallimento delle politiche economiche, bloccando il Paese in una fase di stagnazione, mentre si continua a tagliare su diritti e welfare, le crisi industriali aumentano, le economie illegali dilagano, si fomentano campanilismi, individualismi, xenofobia. I lavoratori e i pensionati devono essere informati sulle nostre proposte e messi di fronte alle contraddizioni di chi pensa di poter fare a meno dell’Europa, rischiando di condannare l’Italia a un ruolo marginale e minando quei valori di solidarietà e democrazia che sono della nostra Costituzione. Il lavoro deve tornare a essere elemento di qualità e centrale per la ripresa economica”.

“Siamo davanti all’assenza di pensiero e visione politica e istituzionale – ha dichiarato Colla nelle sue conclusioni –; è un problema di democrazia, a cui dobbiamo rispondere con un’identità progressista non una dimensione europea, che ci inserisca in relazione e apertura con il resto del mondo, di cui abbiamo bisogno per la nostra economia, per la nostra specificità di essere paese manifatturiere, in un contesto europeo di giustizia sociale e fiscale che contrasti il dumping tra i diversi paesi. Il sindacato confederale deve ripensarsi in questo cambiamento, tenendo insieme una visione di lungo periodo con le risposte immediate ai bisogni degli iscritti”.