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Venerdì 6 giugno, a Torino, si è concluso il confronto con Stellantis, Iveco, Cnh e Ferrari relativo al rinnovo del biennio economico del Ccsl. “La miope posizione di chiusura delle aziende non ci ha permesso di sottoscrivere l’ipotesi di accordo”, spiegano Samuele Lodi (segretario nazionale Fiom Cgil) e Maurizio Oreggia (coordinatore nazionale Fiom automotive).
La Fiom le ha provate tutte “per condividere un’intesa che avrebbe potuto rappresentare un primo importante passo verso la realizzazione di un sistema di relazioni sindacali costruttivo e lungimirante. Ma le aziende che applicano il Ccsl non lo hanno voluto”.
Una scelta “gravissima” che evidenzia “un chiaro pregiudizio nei confronti della Fiom e che contraddice il percorso fatto, nel quale l’azienda ha accolto la piattaforma della Fiom che, nel presentare legittimamente le richieste economiche, puntualizzava che da ciò non derivava alcun obbligo contrattuale”.
La Fiom precisa che “quando la trattativa si è interrotta, abbiamo messo in campo una mobilitazione con scioperi in tutti gli stabilimenti delle quattro aziende per chiedere la riapertura della trattativa e una soluzione positiva. Il risultato finale sottoscritto tra le aziende e le organizzazioni sindacali firmatarie è condivisibile nel merito ed è il risultato anche degli scioperi e della negoziazione fatta dalla Fiom”.
Stellantis, Iveco, Cnh e Ferrari hanno la “grave responsabilità di aver chiuso alla possibilità di condividere la ratifica di un verbale di accordo su un testo che avevamo presentato. Una scelta sbagliata e grave in quanto nasconde un chiaro tratto ideologico di chiusura al confronto”.
Lodi e Oreggia così concludono: “Nei prossimi giorni terremo le assemblee in tutti gli stabilimenti per confrontarci con le lavoratrici e i lavoratori per illustrare contenuti e, soprattutto, per rappresentare l’approccio delle quattro aziende, ancora una volta di chiusura”.