Siamo nel pieno della fase di negoziato tra sindacati dei bancari e Abi per il rinnovo del Ccnl dei lavoratori del credito, negoziato iniziato a giugno 2019 dopo un percorso che ha portato alla elaborazione da parte sindacale di una piattaforma rivendicativa unitaria, sostenuta dal 99% delle lavoratrici e dei lavoratori.

Piattaforma che si è imposta al tavolo di Piazza del Gesù come unica base negoziale tra sindacati e Abi (Associazione bancaria italiana), costruita unitariamente su un'analisi precisa e oggettiva dei dati di settore; sicuramente una delle piattaforme più avanzate negli ultimi anni e partorita proprio dalla categoria tra le più colpite dalla crisi dell’ultimo ventennio.

La piattaforma del credito vuole contribuire al rilancio del Paese, siamo infatti convinti della funzione etica e benefica che il credito, se correttamente gestito, possa riverberare su tutto il Paese. Il nostro obiettivo è riunificare diritti e salari per le nostre lavoratrici e per i nostri lavoratori e vogliamo farlo in un luogo ove le relazioni sindacali hanno prodotto buoni risultati; pensiamo all'accordo sulle politiche commerciali del febbraio 2017.

I punti salienti della piattaforma si racchiudono in tre macro categorie: salari, diritti e tutele. Nel tempo che viviamo le parti sociali e datoriali hanno il compito di riconsegnare al Paese la sicurezza sociale, eliminando innanzitutto la piaga della precarietà; ed è altresì necessario che le banche recuperino credibilità non solo rispetto al Paese, ma anche fra le lavoratrici e i lavoratori delle banche italiane. Occorre restituire la giusta dignità al valore del lavoro e la dignità del lavoro non è uno stato d’animo, ma passa dalla condizione in cui i lavoratori si trovano, dal contratto che hanno, dal salario, dai diritti e dalle tutele.

E in questo percorso rivendicativo, ad oggi non semplice, pensiamo soprattutto alle giovani generazioni. I cittadini di questo Paese, le lavoratrici e i lavoratori del credito, hanno bisogno di protezione e tutele in un mondo del lavoro in cui oggi si vive male, in cui ci si ammala, un mondo del lavoro in cui lavoro deve restituire una dimensione di dignità e di uguaglianza. Uguaglianza nella difesa dell’area contrattuale, uguaglianza nella rivendicazione salariale, uguaglianza nella richiesta di abbattimento del salario d’ingresso per i neoassunti, uguaglianza nel voler con forza e determinazione costruire un apparato di diritti e tutele che siano uguali per tutti, questo anche rispetto al gap salariale che oggi penalizza le donne rispetto agli uomini, ripristinare diritti che consentano a tutti, giovani e non anche di potersi opporre a pressioni commerciali indebite.

Ad oggi non percepiamo che Abi abbia pienamente inteso comprendere il cuore della nostra piattaforma e non abbiamo problemi nel ribadire ad Abi che i diritti sono anche un elemento distintivo delle comunità; il silenzio del capo del Casl, Salvatore Poloni, quasi reticente soprattutto sulla nostra richiesta di reintrodurre la reintegra in caso di licenziamento illegittimo, non è in alcun modo giustificabile. È necessario che inizino ad arrivare delle risposte sul cuore e sugli elementi costitutivi della nostra piattaforma.

Ci aspettiamo per i prossimi incontri del 25 e 30 ottobre risposte puntuali su cui dare avvio effettivo al confronto per verificare se si potrà arrivare alla definizione dell'accordo in rinnovo del Ccnl in tempi brevi, in caso contrario non avremo certo problemi ad ingaggiare tutti gli strumenti della democrazia sindacale a partire dal blocco delle trattative in tutti i gruppi bancari, financo ad arrivare alla mobilitazione su Milano, la piazza finanziaria più importante del Paese.

Non è certamente un dato di poco conto il fatto che il sindacato, unitariamente, riaffermi la questione salariale soprattutto al fine di restituire dignità al lavoro bancario. Sul punto, i 200 euro che richiediamo come aumento contrattuale sembrano troppi? Facciamo presente a tutti che il settore bancario nel 2018 ha distribuito utili per 9,3 miliardi e sino al 2020 ne distribuirà circa 33 miliardi, senza contare i cadeau estivi della Banca Centrale Europea in termini di rimborso dei prestiti.

La richiesta di aumento salariale pari a circa il 6,5% per le lavoratrici e i lavoratori delle banche italiane non si ferma semplicemente al recupero inflattivo pari al 4,1% fino al 2021, ma comprende anche una quota del 2% legata alla maggiore produttività del sistema bancario e a uno 0,4% come riconoscimento dell’impegno dei dipendenti che in questi ultimi 15 anni di profonda crisi hanno contribuito in prima linea alla tenuta del sistema e alla salvaguardia dei risparmi degli italiani, spesso smarriti e preoccupati nel vedere i loro risparmi traditi. E non dimentichiamoci che il risparmio in questo Paese, oltre ad avere un rango di protezione costituzionale, può senz’altro considerarsi come il vero petrolio italiano, che ha consentito di sopravvivere a questi difficili ultimi tre lustri.

È intollerabile che in un luogo di lavoro a parità di lavoro non ci sia parità di salario o di diritti e mi sento di affermare questo non in chiave filantropica o solidaristica, ma come fatto che ha una sua incidenza di carattere economico. Pensiamo ai nostri giovani che vorrebbero impostare la loro vita così come a noi è stata data possibilità, penalizzati da bassi salari magari anche precari e quindi impossibilitati anche di accedere al credito! Lo sappiamo bene ed è inutile nasconderlo, le dinamiche di concessione del credito basate sulla logica della sostenibilità del rapporto rata reddito e sulla certezza del rimborso incidono sulla possibilità per le banche di fare credito rispetto a salari bassi e a contratti precari.

Lo diciamo chiaramente, respingeremo con forza e decisione ogni abbassamento di diritti e qualsiasi tentativo di penalizzazione verso i più giovani. Questa ricetta del mondo sviluppato ha prodotto diseguaglianze e le diseguaglianze non stanno soltanto fuori le banche ma anche dentro! La somma di queste piccole diseguaglianze ha creato e crea un Paese ingiusto, negando le possibilità di avanzamento.

Ecco, questa piattaforma per il rinnovo del Ccnl si pone a tutela non solo dei bancari, ma anche del Paese e della clientela. Se i lavoratori hanno stessi diritti, stesse garanzie, ci sono garanzie anche per la clientela rispetto soprattutto alla vendita che in passato c'è stata di prodotti tossici, pensiamo ai diamanti o ai derivati o alle obbligazioni subordinate.

È il tempo di ritrovare il coraggio dell’unità e di tornare a marciare uniti sotto la stessa bandiera di una rinnovata battaglia di giustizia sociale dando un esempio anche alla politica. Mai come oggi, in un mondo e in un tempo che ci riduce a monadi consumatrici, diventa necessario riconnettere emotivamente il sindacato e la politica con le persone, con il loro vissuto quotidiano, fatto di problemi, di difficoltà, ansie.

Sul punto, un'ulteriore richiesta in piattaforma è quella del diritto alla disconnessione, che non sia su base volontaria, ma che colpisca alla radice la prassi ormai consolidata di essere sempre connessi agli strumenti di lavoro, oggi vere e proprie catene virtuali per le persone, con effetti pesanti sugli equilibri di vita e sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro.

È il tempo di ripensare e coniugare con il senso collettivo la responsabilità sociale delle imprese il problema del credito. La buona finanza non è solo un problema dei bancari e delle bancarie di questo paese, ma deve diventare un problema di tutti.

Giuliano Calcagni è segretario generale della Fisac Cgil