Fim, Fiom, Uilm chiedono la convocazione di un tavolo urgente e permanente al Mimit, il ministero delle Imprese e del Made in Italy, per garantire al Paese la realizzazione dell’infrastruttura delle telecomunicazioni attraverso le risorse del Pnrr già messe in discussione dalla lentezza dell’operatività del Governo. Le sigle che rappresentano i metalmeccanici in una nota unitaria ribadiscono il loro No deciso "alla nuova riforma del codice degli appalti pubblici che prevede il ritorno dell’affidamento diretto e del subappalto a cascata; alla logica di Tim, Open Fiber, Infratel, ecc. delle gare al massimo ribasso; alla frammentazione del mondo del lavoro e all’aumento della precarietà; all’esclusione della clausola sociale nel privato e nel settore installazioni impianti; alla mancanza di regole che tutelano i diritti, il salario e la salute e sicurezza dei lavoratori e la contrattazione collettiva; alla giungla dell’appalto e subappalto che favorisce l’infiltrazione di criminalità organizzata".

"Non è accettabile - si legge nella nota - che l’ammodernamento della rete di telecomunicazioni determinante per lo sviluppo del Paese sia realizzata calpestando i diritti dei lavoratori delle imprese di installazione di impianti". Per tutte queste ragioni Fim, Fiom e Uilm annunciano una campagna di assemblee unitaria nelle aziende delle telecomunicazioni per lanciare la mobilitazione del settore delle telecomunicazioni.

Le dichiarazioni di Barbara Tibaldi

Sulla situazione si è espressa la segretaria nazionale della Fiom, Barbara Tibaldi, sottolineando come "la modifica del codice degli appalti decisa da questo governo non fa che confermare e rafforzare il caos in cui versa attualmente il settore delle telecomunicazioni. Ad oggi il subappalto a cascata non farà che consegnare ulteriore lavoro alla malavita organizzata. Occorre invece salvaguardare il codice e aumentare le regola a fronte degli investimenti stanziati per digitalizzare il Paese. Occorre impedire che il lavoro creato dagli investimenti venga lasciato al malaffare e allo sfruttamento".