“La firma del contratto collettivo specifico di primo livello è avvenuta ancora una volta escludendo la Fiom, le lavoratrici e i lavoratori”. A dirlo è il coordinatore nazionale automotive per la Fiom Cgil Simone Marinelli: “Il confronto per la scadenza del ccsl si è tenuto su due tavoli per volontà delle aziende, e interrotto dalle stesse perché l'obiettivo non era quello di individuare un nuovo sistema condiviso di relazioni sindacali”.

Riguardo al salario, la Fiom evidenzia che “nel momento in cui le aziende registrano profitti record, l’accordo firmato oggi (ndr. mercoledì 8 marzo) riconosce aumenti biennali della paga base, del premio e il riconoscimento dell’una tantum, come richiesto dalla Fiom nelle piattaforme votate dai lavoratori”.

L'obiettivo della Fiom era “la realizzazione di un nuovo contratto, con i cambiamenti richiesti dai lavoratori: aumentare il salario in paga base sulla base dell’inflazione, stabilire un nuovo sistema premiante, migliorare le condizioni di lavoro, garantire investimenti e occupazione, affermare un ruolo democratico e partecipativo dei lavoratori attraverso il voto sugli accordi e la centralità del ruolo dei delegati. Anche questa volta, invece, i lavoratori non saranno chiamati a decidere con un referendum sul proprio contratto”.

Per Marinelli si è scelto di “perseguire la strada della divisione e non si sono colte le richieste di cambiamento da parte dei lavoratori e l’esperienza positiva della gestione della pandemia e della riorganizzazione di Cnhi e Iveco, frutto di accordi unitari che hanno permesso la salvaguardia della salute dei lavoratori e delle attività industriali”.

Il coordinatore Fiom rileva che mentre Stellantis “concede dividendi straordinari agli azionisti, i lavoratori continuano a subire ammortizzatori sociali e il peggioramento delle condizioni di lavoro. L’assenza di prospettive per la maggior parte degli stabilimenti e la diminuzione dell’occupazione attraverso le uscite incentivate contribuiscono ad alimentare un clima di forte incertezza sul futuro. Questo è il prezzo della mancanza dei necessari investimenti e dei ritardi accumulati sull'innovazione e sulla realizzazione di nuovi modelli, cui si aggiungono la crisi del mercato e le politiche industriali assenti dei governi”.

Quella di Stellantis, Cnhi, Iveco e Ferrari “è una ferita aperta nel nostro Paese, perché siamo a un momento cruciale di cambiamento del settore. E invece di unire le lavoratrici e i lavoratori, si continua a percorrere la strada della divisione. Un indebolimento dell’intero sistema industriale che deve essere superato se si vuole affrontare e superare la sfida della transizione”.

Marinelli così conclude: “La Fiom ha una responsabilità che è alla base della propria azione sindacale e che porterà ai tavoli di confronto richiesti e che si apriranno con le aziende nei prossimi giorni: lavorare per un patto sull’occupazione e sull’innovazione perché oggi la priorità è il lavoro e la democrazia senza le quali l’Italia rischia di pagare un prezzo molto alto”.