“Dalle anticipazioni e dalle notizie riportate dalle agenzie di stampa sembra che il Consiglio dei ministri sia orientato a concedere un prestito ponte di 680 milioni di euro nei confronti di Acciaierie d’Italia con la reintroduzione dello scudo penale. L’esposizione debitoria verso grandi fornitori (Eni/Snam) e imprese dell’indotto, la crisi di liquidità del gruppo sono tali per cui il prestito rischia di durare lo spazio di un mattino". Lo dichiara in una nota Gianni Venturi, responsabile nazionale siderurgia per la Fiom Cgil.

Per di più la condotta di questi mesi, la gestione unilaterale e prefallimentare di Acciaierie d’Italia, prosegue, "pone un tema di garanzie e di affidabilità che si sarebbe dovuto risolvere anticipando la scadenza del 2024 e acquisendo, da subito, il controllo di maggioranza del gruppo. Quali saranno le garanzie da parte Acciaierie d’Italia? Quali prospettive industriali e occupazionali, di risalita produttiva e di rientro dalla cassa integrazione per oltre 3.000 lavoratori e per i 1.600 di ex Ilva in amministrazione straordinaria? Quando si impegnano risorse pubbliche è un diritto saperlo e un dovere dirlo".

Da parte sua, afferma Venturi, il governo "è passato dalle dichiarazioni roboanti di qualche settimana fa a seguire consigli ben più miti: in mezzo c’è una condizione che tiene in ostaggio il destino di migliaia di lavoratori, che pesa sulle prospettive dell’insieme dell’industria manifatturiera e che viene gestita senza alcun confronto con la rappresentanza dei lavoratori, delle imprese e dell’indotto, delle Istituzioni locali".

"Noi, insieme agli altri sindacati, continueremo la nostra iniziativa di mobilitazione che vedrà il prossimo 11 gennaio convergere i lavoratori di Acciaierie d’Italia in una grande manifestazione nazionale per rivendicare certezze sul futuro industriale, occupazionale e ambientale di Taranto e di tutti gli altri siti”.