La proprietà non fa manutenzione, le apparecchiature non funzionano come dovrebbero, gli incidenti si susseguono. Ma alla fine a pagare sono i lavoratori. Succede nello stabilimento Acciaierie d’Italia di Genova Cornigliano, dove la vita di quasi mille persone è messa in pericolo ogni giorno da strumentazioni ammalorate, vecchie, ridotte in cattive condizioni. E dove a un operaio coinvolto in un incidente l’azienda ha recapitato una contestazione disciplinare, che prelude al licenziamento. Una vera assurdità: il lavoratore non solo rischia la propria incolumità, ma deve anche pagare per la mancata applicazione delle norme sulla sicurezza da parte dell’impresa.

La cronaca. Il 9 aprile scorso nel reparto Taf2 cade un rotolo di acciaio da 10 tonnellate, che per fortuna non provoca danni. Quattro giorni dopo, il 12 aprile, nell’operazione del cambio di una bobina, cade un altro rotolo, più piccolo, da 250 chili, anche questa volta senza coinvolgere persone. Guarda caso, si tratta dello stesso rotolino inserito nell’elenco dei 40 punti segnalati dai sindacati al prefetto di Genova, un cahier de doléance di attrezzature che non funzionano o non lo fanno a dovere, sulle quali Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm accendono i riflettori e chiedono da tempo un intervento. A seguito del secondo incidente interviene la Asl, che per mettere in sicurezza l’impianto ne dispone il fermo. L’azienda per ritorsione manda in cassa integrazione tutti gli operai del reparto, 180 persone. Poi, nonostante l’attrezzatura di sollevamento che ha provocato l’incidente non risulti a norma e gli ispettori impongano di mettere a disposizione dei lavoratori strumentazione idonea, l’operaio coinvolto nell’incidente viene sospeso dall’attività e dispensato dall’accedere al luogo di lavoro: l’anticamera del licenziamento.

“La contestazione disciplinare appare una gravissima provocazione operata dalla società – commentano i segretari generali di Fim Cisl Liguria, Fiom Cgil e Uilm Genova Christian Venzano, Stefano Bonazzi e Antonio Apa al termine dell’assemblea convocata per discutere il da farsi -. Un’azienda che sottovaluta le segnalazioni, ripetutamente presentate dai rappresentanti sindacali della sicurezza, e invece di risolvere i problemi che mettono a repentaglio la vita dei lavoratori dispensa colpe senza alcuna vergogna. Riteniamo questa condotta inaccettabile e porremo il problema con forza direttamente al prefetto di Genova”.

Nell’assemblea i lavoratori hanno deciso di portare avanti la lotta a oltranza, per chiedere sicurezza. E che al tavolo con il prefetto convocato per lunedì 2 maggio nel pomeriggio ci andranno in corteo. “Qui i treni interni deragliano un giorno sì e uno no, delle sei gru in banchina al porto di Genova ne funziona solo una, delle linee vita obbligatorie dal 2014 molte non sono a norma – dice Armando Palombo, Rsu Fiom Cgil -. Da un anno e mezzo, da quando è cambiata la gestione ed è entrato lo Stato nella proprietà dell’azienda tramite Invitalia, non si fa più manutenzione ordinaria. E lo Stato che fa? Niente, non fa e non dice niente. Tutto questo accade nel totale disinteresse delle istituzioni”.

Video a cura di Fiom Cgil Genova