Quando uno studente di sedici anni muore nel tragitto di ritorno da uno stage, si consuma un dramma che non può lasciarci indifferenti e non interrogare tutti, a partire dalle imprese, dalle istituzioni e dalla politica. Si rischia di fare confusione e di non capire realmente il complesso mondo del sistema d'istruzione e formazione italiano, che ha subito molte riforme e che prevede diverse forme di sperimentazione lavorativa durante il percorso scolastico e formativo. 

Questa volta non si è trattato di un infortunio in un cantiere o dentro una fabbrica, ma come si dice in gergo di un infortunio in itinere. Non per questo è meno drammatico e meno grave e non solleva tutta la comunità da alcuni interrogativi.

Giuseppe Lenoci aveva solo 16 anni ed era uno studente del corso triennale del Centro di formazione professionale “Artigianelli” di Fermo, impegnato in uno stage in un contesto lavorativo. La sua giovane età e il fatto che fosse uno studente rende ancora più inaccettabile e dolorosa la sua tragica morte.

Una tragedia a poche settimane da quella che ha spezzato la vita di Lorenzo Parelli, coinvolto in un progetto di alternanza scuola-lavoro. La morte di uno studente che non era a scuola ma non era neanche un lavoratore. Uno studente che è morto sul lavoro prima ancora di diventare lavoratore. Occorre riflettere sulle troppe forme di tirocini, stage, alternanza scuola-lavoro, sull’effettiva efficacia di tali percorsi e sulle condizioni del loro svolgimento che non sempre avvengono nel pieno rispetto della garanzia della salute e sicurezza.

Con immenso dolore che si unisce alla rabbia e all’indignazione per una morte inaccettabile, il nostro pensiero va alla famiglia di Giuseppe a cui esprimiamo il nostro cordoglio e vicinanza a nome della Cgil Marche e della Flc Cgil Marche.

È difficile, impossibile trovare le parole: speriamo solo che davanti alla morte di uno studente di sedici anni, imprese, associazioni di categoria, organi di vigilanza, istituzioni, riflettano attentamente e si chiedano se si sta facendo davvero tutto il possibile per evitare che questa strage continui e per garantire la sicurezza e l’incolumità di chi lavora e studia e si assumano, fino in fondo, le proprie responsabilità.

Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche
Antonio Renga, segretario generale Flc Cgil Marche