Le leghe sono il punto di partenza con cui lo Spi si presenta all'assemblea organizzativa della Cgil. Parliamo di 1500 presidi territoriali che consentono al nostro sindacato un radicamento diffuso, delle “antenne” sociali, punti di riferimento essenziali di un sindacato confederale. Dal punto di vista politico la discussione non potrà prescindere dai pesanti effetti della pandemia che oltre a incidere sui servizi essenziali che garantiscono i diritti costituzionali (a partire dalla sanità pubblica), sta cambiato le abitudini e gli assetti generali della società. Il sindacato deve fare i conti con la crisi della politica.

Segretario Stefano Landini, quali saranno i punti centrali della Conferenza d’organizzazione?
La nostra discussione si dovrà basare sull’analisi delle priorità di questo periodo difficile. Faremo il bilancio di quello che abbiamo realizzato e di come siamo stati coerenti nell’applicazione degli obiettivi che c’eravamo dati nelle precedenti conferenze di organizzazione del nostro sindacato e della confederazione. Centrale è il concetto di confederalità, insieme a quello di presenza sul territorio e dobbiamo farne il vero centro di gravità della nostra iniziativa. Per far questo è necessario essere anche molto onesti. Per noi infatti la confederalità si deve basare sul sistema delle Camere del Lavoro, ma qui riscontriamo ancora diverse difficoltà. Paradossalmente proprio nelle grandi città le Camere del lavoro fanno registrare ancora criticità e debolezza. Un ritardo che inevitabilmente incide sul tesseramento. E non è neppure un caso che le nuove tessere arrivino spesso oggi dal sistema dei servizi e della tutela individuale. Lo Spi, ogni anno, acquisisce circa 110 mila nuove tessere. Un dato statistico che ci sembra significativo riguarda il fatto che il 70% dei nostri nuovi iscritti è composto di uomini e donne che non erano precedentemente iscritte alla Cgil e alle sue categorie.

Questo significa che si cerca il sindacato solo quando si ha bisogno di un servizio?
Le persone che si iscrivono allo Spi hanno bisogno di un’organizzazione che li aiuti nel rispetto dei propri diritti, ma cercano anche un contesto politico e sociale in cui riconoscersi. Questo è un tema centrale per noi, ma anche per tutta la Cgil. Oggi abbiamo un grande problema di rappresentanza dei diritti delle persone e una necessità d'indicare un percorso identitario e culturale. Dovremmo fare i conti anche con quella sorta di schizofrenia di molti iscritti al sindacato che hanno in tasca le nostre tessere ma poi nell’urna guardano da un’altra parte. In ogni caso dire che noi vogliamo rilanciare la confederalità e il territorio significa affermare proprio la necessità di stare vicini alle persone, ai cittadini, ai lavoratori, laddove essi vivono. Il sindacato deve ribadire la sua autonomia dalla politica, ma è sbagliato far passare l’idea che in politica tutti sono uguali. Ed’ è ovvio che la Cgil non può non risentire ancora oggi della crisi dei partiti di sinistra ed è un discorso – quello del rapporto con la politica - ineludibile perché poi le leggi le fa il Parlamento.

Durante la Conferenza verrà presentata anche la ricerca sulle Leghe. Ci puoi anticipare qualcosa?
Nella ricerca ci sono sorprese importanti su cui potremo riflettere. Senza anticipare qui i contenuti della ricerca, possiamo dire che il 50% degli intervistati nelle Leghe non sono pensionati, ma lavoratori attivi e il 50% non sono iscritti alla Cgil. I dati e le conclusioni della ricerca ci danno l’opportunità di rilanciare un nostro cavallo di battaglia: quello del progetto di continuità nella iscrizione. Mi spiego. Non è scontato che un lavoratore che va in pensione e che era iscritto a una categoria della Cgil (metalmeccanici, commercio, edili, scuola, ecc.) al momento di lasciare il lavoro senta il bisogno di rimanere nella Cgil iscrivendosi allo Spi. Su questa continuità stiamo lavorando con il nostro Progetto nazionale in accordo con le categorie produttive. Abbiamo già stabilito accordi con la Fiom, la Filt, l’Flc e ora stiamo definendo il percorso anche con la Funzione pubblica.