I risultati dell’ultimo sondaggio dell’Osservatorio Futura, che per conto della Cgil monitora ogni mese la situazione sociale ed economica in Italia, sono tutti da interpretare. Emergono infatti dati prevedibili e previsti (come l’aumento delle preoccupazioni per il contagio da Covid e gli effetti indiretti della pandemia). Ma ci sono anche punti di vista non scontati e spesso in apparente contraddizione con i fatti reali. Rimandando alla lettura del focus (trovate il Pdf in allegato), approfondiamo qui solo alcuni degli spunti del sondaggio.

Prima di tutto i “responsabili” 
Di chi è la responsabilità dell’aumento delle morti sul lavoro? Per un italiano su due il principale responsabile nel caso di incidenti e infortuni sul lavoro è il datore di lavoro. Nella semplificazione grafica delle percentuali di risposte in tal senso il datore di lavoro copre il 50% della torta, seguito da “chi si occupa della manutenzione dei macchinari” (il 24% delle risposte), si tratta di un quarto dei rispondenti. L’ultimo quarto della torta grafica si divide tra altri soggetti tra cui i “fornitori di macchinari e attrezzi”. Qualcuno indica anche le responsabilità potenziali degli ispettori che in realtà hanno il compito esattamente contrario (lo spiega bene nell’intervista qui a fianco la segretaria confederale della Cgil, Rossana Dettori).

Quelli che si sentono al sicuro 
Nonostante la pandemia e la scia di sangue che funesta i luoghi di lavoro (la tragica media è tre incidenti mortali al giorno) i lavoratori che rispondono al sondaggio dell’Osservatorio si sentono mediamente al sicuro sul luogo di lavoro rispetto ad incidenti, infortuni e malattie. Ma non mancano spunti per tentare di analizzare l’immaginario collettivo dei lavoratori. Tra i risultati dell’Osservatorio spunta per esempio un dato contraddittorio che riguarda il settore primario. Gli intervistati di questo settore, nonostante la cronaca di continui incidenti in agricoltura e nell’agroindustria alimentare, sembrano non percepire un rischio alto nelle loro mansioni, mentre paradossalmente gli occupati che non si sentono al sicuro sono un quinto del totale e sono concentrati in categorie quali gli imprenditori, le partite Iva e gli insegnanti. Un’analisi di questa “anomalia” la troviamo nell’intervista a Rossana Dettori. Il livello di sicurezza sul luogo di lavoro è rimasto inalterato negli ultimi 12 mesi per i due terzi dei rispondenti.

Scarsa conoscenza delle leggi
Appena un intervistato su due dichiara di conoscere la legislazione sulla sicurezza sul lavoro. Oltre un terzo non ne conosce i contenuti (sono soprattutto donne e over 55) e 1 su 10 non era nemmeno a conoscenza dell’esistenza. Tra coloro che dichiarano di conoscere le leggi sulla sicurezza sul lavoro, la maggioranza le ritiene abbastanza adeguate, ma uno su quattro non le ritiene invece all’altezza.

I Comitati anti-Covid una bella novità
Un lavoratore su due è a conoscenza dell’istituzione dei Comitati per la sicurezza anti-Covid. Il 14% dei rispondenti dichiara di averlo in azienda e che funziona bene. Si tratta di un dato molto interessante perché i Comitati nascono da un’idea di partecipazione e collaborazione tra le parti. Sono stati istituiti con il Protocollo del 14 marzo 2020 poi aggiornato dal Protocollo del 24 aprile 2020 (ora allegato 6 al Dpcm 26 aprile 2020) con la definizione: “Comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo di regolamentazione”.


La sicurezza sul lavoro come pedagogia 
Nonostante l’importanza della formazione, meno di un lavoratore su due dichiara di aver completato un percorso di formazione sulla sicurezza sul lavoro negli ultimi 12 mesi.

Il ruolo dei sindacati 
Per la maggioranza degli italiani i sindacati hanno un ruolo importante nel garantire la sicurezza sul lavoro: per un quinto dei rispondenti (soprattutto Iscritti al sindacato), il ruolo delle organizzazioni sindacali è molto importante, per un altro italiano su tre è abbastanza importante. Per solo un italiano su cinque i sindacati non rivestono un ruolo significativo in questo ambito. I più scettici sulla rilevanza del sindacato nell’assicurare la sicurezza sul lavoro sono i non iscritti, gli uomini tra i 45-64 anni con bassa istruzione, occupati nel settore privato, nel settore primario o secondario.

IL PDF CON IL RAPPORTO INTEGRALE
 

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