Il movimento dei lavoratori ha conosciuto nel corso della propria storia lotte dure e momenti di forte repressione, per la conquista dei diritti sociali e civili, del lavoro e di cittadinanza, riuscendo a guadagnare porzioni di libertà e dignità che ne hanno fatto uno dei pilastri fondativi della Repubblica. “Nessuna conquista è per sempre, è sempre qualcuno che è interessato a toglierla, per cui resistere non è solo un dovere, ma una necessità” diceva Maria Cervi. Nell’anno più difficile che la storia recente ricordi, il mondo del lavoro è stato ancora una volta protagonista delle complesse vicende legate alla pandemia. Scegliere di raccontare il Primo maggio unitario significa ricordare che solo “uniti si vince”.

Il Primo maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche né sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. "Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire" fu la parola d'ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il Primo maggio appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare la propria autonomia e la rivendicazione dei propri diritti e delle proprie lotte.

All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo.

Appena due anni dopo, il Primo maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio, trasformando la Festa dei Lavoratori del 1947 in una delle giornate più scure della storia repubblicana.

Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Tuttavia, nel lungo ventennio che seguì, i tre sindacati confederali saranno capaci di praticare l’unità di azione in occasione di importanti vertenze sindacali. Solo dopo le grandi lotte unitarie degli anni ’68-’69 e la nascita dei Consigli di fabbrica, l’unità di azione sii consolida in un patto che dà vita alle Federazioni unitarie di categoria e alla Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil. A partire dal 1970 i lavoratori di ogni tendenza politica celebrano di nuovo uniti la loro festa.