Bisogna “rimettere al centro il lavoro, non quello precario, ma un buon lavoro”: è questo il punto fermo “da cui partire per poter vivere dignitosamente”. Lo ha detto oggi, giovedì 18 marzo, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, nel corso dell’iniziativa in diretta streaming su Collettiva, “Obiettivo piena e buona occupazione. Quale ruolo per lo Stato? Dagli sgravi alla Job Guarantee”, promossa dalla Cgil nazionale e da Nidil. “Oggi - ha proseguito Landini - il lavoro non solo è molto precario ma sono aumentate le persone che pur lavorando sono povere. Si pensava che aumentare la cosiddetta flessibilità avrebbe risolto i problemi, invece ci troviamo di fronte alle contraddizioni fatte esplodere dalla pandemia”.

Osserva il leader della Cgil che, “se vogliamo un lavoro dignitoso, abbiamo bisogno di ragionare su come si recepisce nel nostro Paese la direttiva sul salario minimo e la direttiva sulla rappresentanza. Non per fare semplicemente un salario minimo nel nostro Paese, ma, al contrario, per fare in modo che i contratti nazionali di lavoro e la contrattazione collettiva abbiano anche quel sostegno legislativo che permetta di impedire che ci siamo persone che, pur facendo lo stesso lavoro, hanno diritti e salari diversi. E perché - aggiunge Landini - la contrattazione collettiva come processo di gestione dei cambiamenti venga regolata anche in termini di rappresentanza”.

Anche per questo “la riforma degli ammortizzatori sociali deve essere davvero universale - sottolinea Landini -. Deve tutelare tutti i lavoratori e tutte le forme di lavoro”. E il sindacato deve partecipare alla definizione del nuovo modello di sviluppo. Questo il significato della lettera inviata ieri, assieme a Cisl e Uil, al premier Mario Draghi: “Abbiamo scritto formalmente al presidente Consiglio - ha detto Landini - perché riteniamo che mai come adesso ci sia bisogno che le varie azioni che anche i singoli ministri stanno facendo siano il segno di un cambiamento fondamentale di indirizzo nuovo verso cui va il nostro Paese”. “Ma abbiamo bisogno - ha proseguito - di trattare varie questioni sul tappeto: dalla riforma della Pa, alle politiche industriali, a come si spendono i soldi europei, alla riforma fiscale, a come si gestisce questa fase di emergenza che ci deve traghettare verso un nuovo modello di sviluppo. Questa è la questione politica, sociale, sindacale. Vogliamo rivendicare - ha concluso Landini - di essere coinvolti e anche contribuire a indicare la direzione del nuovo modello di sviluppo”.

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, intervenendo all’incontro, ha detto esplicitamente “no” alla linea della precarizzazione. “Sento un raffiorare di alcune idee - ha spiegato - secondo cui con la pandemia possano tornare a crescere le varie forme di precarizzazione del lavoro. Questa è un'idea che deve essere immediatamente respinta. Questo è un fatto inequivocabile. Non possiamo più permetterci una società ripiegata su se stessa anche a causa delle condizioni del mercato del lavoro”. Per Orlando “non si gestisce il Recovery solo con un esercito di giuristi. Lo Stato deve riacquistare una funzione di programmazione, c'è l'esigenza di spendere quei fondi con grandi implicazioni politiche”.

“Le difficoltà dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro sono problemi che stanno peggiorando anche a causa della pandemia”. Così Andrea Borghesi, segretario generale di NIdil Cgil, nel suo intervento: “I giovani che non lavorano e non sono in formazione tra i 15 e i 34 anni sono oltre il 25%. Il tasso di coloro che non cercano oggi lavoro è per le donne il 47%, nel Mezzogiorno il 62%. Da questi pochi dati si capisce che da qui deve partire una politica che vuole aggredire la disoccupazione”. Per Borghesi occorre immaginare “un nuovo ruolo dello Stato nella creazione del lavoro. Abbiamo visto dal ministro un'apertura su questi temi. Una politica nuova, non un intervento, che veda lo Stato investire sul lavoro facendosi datore di lavoro di ultima istanza. Una politica di investimento che tende a migliorare quantità e qualità dell'occupazione. Pensiamo a una politica che preveda un piano straordinario di piena e buona occupazione. Tutto questo va connesso al recupero di tutta la quantità di occupazione che abbiano perso nel lavoro pubblico per l'assenza del recupero del turn over”.

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Al dibattito sono intervenuti anche Riccardo Sanna, coordinatore area politiche dello sviluppo della Cgil, Martino Mazzonis, americanista, autore di “Lavorare tutti?”, Dario Guarascio, economista, docente all’università di Roma La Sapienza, Laura Pennacchi, coordinatrice del Forum Economia, le lavoratrici atipiche e discontinue Paola Maria Catapano, Elisa Fontanelli e Roberta Marzioni.