Il contratto in agricoltura ha una struttura particolare, legata alle peculiarità del settore. C’è un contratto collettivo nazionale di lavoro che scadrà il prossimo 31 dicembre e che ha durata quadriennale. Poi ci sono i contratti provinciali di lavoro. In tutto sono 96. I salari sono coperti per due anni dal contratto nazionale e per gli altri due dai contratti provinciali. Ma il biennio coperto da questi ultimi è ormai terminato nel dicembre 2019 e finora di rinnovi ne sono stati portati a casa solo cinque. È di questo elemento essenziale del lavoro in agricoltura e del ritardo che si registra nelle nuove sottoscrizioni che Collettiva ha discusso con Davide Fiatti, segretario nazionale della Flai Cgil.

Solo cinque contratti rinnovati su 96 e il tempo stringe. Quanto questa fase è complicata dalla pandemia?

Sicuramente ci stiamo muovendo in un contesto reso ancor più difficile dalla pandemia. In un settore già tanto parcellizzato come il nostro, dove i lavoratori sono perlopiù a tempo determinato e molto mobili sia dal punto di vista geografico che aziendale, era difficile intercettarli e mobilitarli già prima che arrivasse il Covid e, tuttavia, il contratto provinciale è di un’importanza fondamentale. Per alcuni aspetti, sia per quanto riguarda il salario che l'inquadramento professionale, si tratta di un contratto di primo livello. Inoltre sotto l’ombrello dei contratti provinciali ricade la bilateralità territoriale. Gli enti bilaterali provinciali, infatti, che garantiscono prestazioni come malattia, maternità, borse di studio, sono strettamente legati al contratto provinciale.

I ritardi però nel siglare il rinnovo non sono propriamente una novità causata dal Covid.

Già nel rinnovo precedente abbiamo avuto grosse difficoltà. Quindi direi che quest’anno il ritardo è dovuto in parte alla situazione contingente, in parte invece a una resistenza sotterranea delle parti datoriali. In ogni caso siamo arrivati al punto che i contratti sono scaduti da 14 mesi, le annualità 2020-2021 dovevano essere coperte dal rinnovo e invece siamo in piena vacanza. Le resistenze sono quelle classiche: vogliono spendere il meno possibile. Inoltre, con la legge 199 contro il caporalato è stato modificato l’articolo 603 del codice penale: per la prima volta nella storia italiana è stato messo nero su bianco che orari, ferie e salario di riferimento perché un datore sia considerato in regola dal punto di vista penale sono i contratti nazionali e territoriali firmati dai sindacati. Questo ha comportato un’attenzione molto maggiore da parte dei datori di lavoro alla parte economica, spesso associata alla richiesta di individuare salari più bassi di quelli esistenti e concordati.

Come sindacato nazionale come vi inserite in questa contrattazione territoriale così articolata?

La potestà contrattuale dei cpl è provinciale per cui formalmente e sostanzialmente le piattaforme sono elaborate dalle strutture provinciali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil. Questo perché ogni territorio ha una storia a sé e una situazione diversa. Quello che facciamo a livello nazionale è assicurarci che alle nostre strutture territoriali arrivino delle linee guida di massima che elaboriamo unitariamente e che danno indicazioni su temi generali come, per esempio, appalti e violenze di genere. Sul salario definito dai contratti provinciali non interveniamo: non è di nostra competenza, le paghe orarie sono infatti estremamente variabili da territorio a territorio. Si va da poco meno di 6 euro a oltre 15 euro a seconda della provincia. Questo perché l’agricoltura è fatta da produzioni molto diverse tra loro che hanno un diverso margine di valore e implicano professionalità diverse. Anche gli aumenti vengono richiesti a percentuale. Non esiste un parametro definito e uguale per tutti. Ma la grande preoccupazione è che difficilmente si riesce a recuperare il pregresso, ciò significa che, come dicevo, al momento abbiamo ancora nella enorme maggioranza di casi, 14 mesi scoperti che difficilmente saranno recuperati. Il tempo stringe e per i lavoratori del settore diventa essenziale che si vada ai rinnovi.